Torniamo per un attimo agli anni '80, all'estate 1988 per la precisione.
Con la Summer of Love viene segnata una tappa fondamentale nella storia della musica popolare e la acid house è il nuovo genere musicale che si appresta a rivoluzionarne per sempre il panorama. La scena House d'oltremanica era in fermento già da qualche tempo, mescolando le sonorità provenienti dagli stati uniti a Brian Eno ed i New Order, basti pensare ai "The Orb" di "A Huge Evergrowing Pulsating Brain That Rules From The Centre Of The Ultraworld".
Non è un caso che nel dicembre 1989 Paul e Philip Hartnoll, in arte Orbital, riescano a farsi stampare da FFRR un disco fondamentale, il primissimo vinile di "Chime", una delle pietre miliari della musica techno.
Evitando gli eccessi di divismo che portarono le prime star del rock and roll alla rovina, gli Orbital sono resistiti fino al 2004, anno in cui si apprestano a proseguire strade separate, lasciandoci "Blue Album" come testamento.
Le nove tracce che compongono quest album fanno notare un ritorno del gruppo allo stile che li rese famosi durante i primi anni '90: ritmiche ripetitive su cui si incastrano molteplici strati di suoni sintetici e campionati, il tutto su strutture mediamente lunghe (all'incirca 7 minuti per pezzo).
Notevoli le collaborazioni: Lisa Gerrard dei Dead Can Dance per "One Perfect Sunrise", primo singolo estratto dall'album e The Sparks per "Acid Pants", ma, come spesso capita per gruppi dalla lunga storia, il bisogno di rimanere fedeli ad uno stile consolidato mal si sposa a grosse innovazioni stilistiche.
Niente di nuovo sotto il sole quindi, ma nulla impedisce di godere appieno di un ritorno in gran stile, con sonorità conosciute certo, ma sempre ed inimitabilmente Orbital.
"If you want the position of God then accept the responsibility"
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