E' il 1994 e gli Orbital si decidono finalmente a dare un nome ad un loro album, "Snivilisation:" titolo alquanto enigmatico che anticipa un'opera tutt'altro che semplice da digerire, lontana dai ritmi rave/trance dei primi due dischi (aka "Green" & "Brown Album").

Il cambiamento stilistico si avverte nelle tracce più lunghe, molto riflessive, che sembrano voler raccontare delle storie: "Forever", traccia d'apertura, ci culla per dieci minuti in un clima rarefatto e cede il passo a "I Wish I Had Duck Feet" - non ponetevi troppe domande sul titolo, impossibile relazionarlo alla traccia in questione - che invece è un breve mix di campionamenti vocali sopra una linea di basso acquosa ed avvolgente.

I ritmi si velocizzano (ma solo per una volta) con "Crash And Carry", ovvero suoni metallici che non sfigurerebbero affatto nel primo disco dei fratelli Hartnoll.

"Kein Trink Wasser": o state bevendo dell'acqua non potabile oppure avete nelle orecchie il punto forse più alto di Snivilisation, dove Paul e Phil sfoderano un'incredibile melodia che si alimenta da sola aggiungendo linee di piano su linee di piano per poi crollare nella seconda metà in un beat onirico.

Il disco è enigmatico, e spesso coinvolgente: ascoltando "Philosophy By Numbers" e le conclusive "Are We Here?" e "Attached" si ha la sensazione di essere continuamente interpellati dalle voci e dai suoni che gli Orbital sono riusciti a forgiare: ed è proprio questo quello che resta di più di questo disco, non tanto le melodie ma soprattutto i suoni, i timbri, i fronti d'onda di un viaggio surreale ed incredibilmente personale.

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