C'è un'attenzione spasmodica al suono nelle tracce di questo album del musicista australiano di origine ebraica Oren Ambarchi, classe 1969. In "Suspension", uscito nel 2001, sono rintracciabili a fatica gli elementi costitutivi di ciò che identifichiamo come musica: niente melodie, o appena abbozzate e messe in loop come nei due brani iniziali, "Wednesday" e "Volger"; niente armonia, solo suoni in sovrapposizione l'uno sull'altro come in "Gene"; ritmo, neanche a parlarne. Resta il suono, il vero protagonista delle sei tracce dell'album e dei suoi 54 minuti di durata.
Un suono ricavato da una chitarra elettrica con qualche effetto, ma in pratica resa irriconoscibile: Oren Ambarchi dimostra che il potenziale creativo di questo strumento non è ancora esaurito. Un suono sempre nel registro medio-grave, morbido e astratto, spesso però sporcato da glitches o da crepitii percussivi. Laddove, come in "Volger", vi siano eventi sonori che ricordano la percussione o l'impulso ritmico, questi sono talmente scarnificati che sembra quasi che Ambarchi sia passato dal beat al bit percussivo.
Musica ambient, dunque, nel senso etimologico del termine: perfetta come sfondo sonoro in una galleria d'arte. O, se preferite, musica elettronica fatta senza computer, ma con una chitarra usata come generatore di suoni. La chiave di lettura di questo lavoro sta nel titolo: perché ascoltare questo cd significa sospendere per un'ora le nostre abitudini e forse anche la nostra adesione ai fatti della vita. Significa fare una scelta tra questa musica e il cellulare che squilla, tra essa e il programma che avete voglia di guardare in tv. Sono due mondi inconciliabili, non c'è possibilità di relazione tra loro.
Siete sposati? Se premete play sul lettore non ve ne ricorderete più. Siete fidanzati? Se fate partire "Suspension" è come tornare a essere single. La musica è lenta e delicata, pensosa e riflessiva, se siete tesi riuscirà a calmarvi. Ascoltare questo album è un'esperienza straniante perché esso ci proietta al di fuori delle nostre convinzioni e convenzioni. Ed è anche un'esperienza rischiosa perché a ogni nuovo ascolto questa musica si fa strada nella nostra coscienza, poco per volta, e ci insinua il dubbio che a stare dalla parte del torto siamo forse proprio noi. Attenzione, dunque: se cominciate a sentire "Suspension", sappiate che questa musica cercherà di attirarvi a sé.
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