Orietta, Orietta, che belle canzoni che ci ha fatto sentire. Meglio lei di altre interpreti più all'avanguardia che mi hanno poco entusiasmato. Perchè Orietta è un pezzo di storia della musica di casa nostra, l'anima più popolare insieme a Nilla Pizzi, Iva Zanicchi e la Cinquetti. A casa mia piace a tutti, da mia nonna fino a me, che quando non ho voglia di dimenticare una donna mi metto sulla poltrona e voglio sentirla. Non riesco ad vedere la musica senza lei, ho avuto pure la fortuna di vederla in un concerto.
Cosa vuol dire che a molti può non piacere, è un idolo indiscusso, regina dei festival in bianco e nero. Com'era bello vederla tra quei fiori, in quell'atmosfera vintage, volata via con la modernità che sta cancellando la nostra cultura musicale. Io cerco di salvare queste interpreti, un domani ne sentiremo la mancanza, quando saremo invasi da musica anglofona anti-melodica, invocheremo di nuovo il suo nome, e solo allora Orietta sarà vista con altra angolazione. Adesso è il momento di rivedere alcune considerazioni su queste artiste (tutte nello specifico), che ammetto, sento ancora oggi. Si proprio così, ma perchè devo lasciarmi scappare queste canzoni, ditemi un motivo valido, fatemi capire. E poi era pure molto bella, a me piaceva, aveva tutto dalla sua parte. Non un difetto, voce bellissima, ambientazione dei brani molto anni 50, da grammofono. Era quello che eravamo, lei è sempre rimasta la stessa, non ha mai cambiato, sono gli altri che sono cambiati, lei nella sua onestà è un esempio da seguire.
Manca oggi nella musica moderna una sua erede, non sono riuscito ancora a trovarla, ma forse è veramente difficile. Mica tutte possono essere Orietta Berti e cantare canzoni che non finiremo mai di sentire come "Tu sei quello", se me la dedicassero a me, sarei l'uomo più felice del mondo, amo questa canzone. Che bella la sua performace, chiede di essere capita, dice alla persona dei suoi sogni che vale più di tutti gli altri, uno che incontri una volta per sempre, da non lasciare andare via. Per non parlare di "Io tu e le rose", Orietta dice di essere presente, solo perchè esiste l'altro, in una primavera oramai andata. Bella pure il walzer "Tipitipitì" ancora suonato nelle sagre, la sempreverde "Fin che la barca va" uno dei primi inni all'ottimismo, mette allegria e fa venire voglia di cantarla, ma un riguardo lo darei pure a "Via dei ciclamini" dove parla dell'Italia che rinasce dalla macerie della guerra e che vuole pensare ad altro e guardare il domani con più felicità.
Secondo me (tralasciando il piano prettamente musicale) questa è storia nazionale, non posso definirla diversamente. Orietta Berti si può amare o si può odiare ma è assurdo non capire quello che ha rappresentato. Giratevi intorno, e vedrete quanti estimatori ha la mitica Orietta. Cercate tra gli anziani e quelli più giovani, non dimenticatevi di questo. Se qualcuno dice (e concordo) che le canzoni dei grandi poeti contemporanei devono finire sui libri di scuola, io dico che meritano pure interpreti come questa, almeno per aver rappresentato i gusti comuni della gente, che l'ha relegata a simbolo. Per questo dico grazie ad Orietta Berti e forse un giorno verrà realmente capita la sua funzione in quegli anni.
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