Orphaned Land

"The Never Ending Way of Or-Warrior"

Century Media - 2010

Genere: Oriental-Metal

 

Gli Orphaned Land non sono un gruppo molto prolifico, hanno prodotto solo quattro album in diciotto anni; il precedente  "Mabool" nell'ormai  lontano 2004 fu un capolavoro che riscosse umanime consenso e li fece conoscere alla più vasta audience occidentale. Non hanno però cavalcato l'onda del successo; al contrario si sono eclissati, correndo il rischio di essere quasi dimenticati.

Ritornano solo ora sulla scena, ma lo fanno alla grande, con un lavoro che definirei "monumentale"

Metal? Death? Doom? Prog? Folk?... al di là degli schematismi la loro è Musica ispirata e viscerale, ragionata e impegnata, spirituale e trascinante.

Le intenzioni di questa band israeliana sono ambiziosissime: abbattere  il muro di odio e di incomprensione che impedisce alle genti della loro travagliata terra di vivere in pace, mettendo in musica la ricerca di una comune spiritualità, perchè il Dio degli Ebrei, degli Islamici e dei Cristiani è in fondo lo stesso Dio.

Un piccolo miracolo lo hanno già ottenuto: tra i loro fans ci sono anche molti arabi e ai loro concerti accorrono metallari di entrambe le etnie che condividono le stesse aspirazioni di pace.

Gli Orphaned Land propongono anche questa volta un concept-album densissimo di contenuti stilistici, variazioni strumentali e vocali, distorsioni elettriche e dolci nenie acustiche, che per essere pienamente apprezzati richiedono un minimo di apertura mentale; tralasciando il becerume popparolo  che mai si avvicinerà a questi lidi, anche tra quelli più avvezzi a queste sonorità ci saranno i denigratori precostituiti, i puristi del metal che non gradiscono le contaminazioni, quelli che non sopportano "i rutti nel microfono", fino a coloro che rivendicano l'esclusiva scandinavo/satanica del metal estremo, per i quali un death spirituale/mediorientale è pressoché un' eresia !

Mettete quindi da parte i pregiudizi e imbarcatevi in questo viaggio di quasi ottanta minuti nei quali percepirete i ruggiti di un mare in tempesta, il vento caldo del deserto, il silenzio di una notte stellata, i canti degli antichi pastori nomadi... Il cammino emozionante  di un uomo, "The Or-Warrior", alla ricerca della Luce, cioè della propria Fede.

Fare  una disamina delle singole tracce avrebbe poco senso, come l'estrapolazione di singole frasi da un discorso complesso non ne chiarirebbe il contenuto e la profondità. "The Neverending Way of Or-Warrior" va ascoltato per intero, oserei dire in "religioso" silenzio; è un liquore finissimo  da gustare lentamente per apprezzare tutte le sfumature del suo sapore... d'altronde ci hanno messo ben sei anni a distillarlo!

Il lavoro è stato cesellato con cura certosina, a cominciare dall'art work, caratterizzato da una elaboratissima  grafica tribale.

Poi ci sono ben seicento ore in sala di registrazione, i violini dell'orchestra classica di Nazareth, i tanti stumenti etnici acustici, a corda, a fiato, a percussione, suonati magistralmente e perfettamente integrati nella trama metallica; il growling potente di Kobhi Farhi, che passa con naturalezza al cantato pulito, alla maniera di Mikael Akerfeldt degli Opeth; anche la bella voce della cantante yemenhita Shlomit Levi trova uno spazio maggiore che in passato.

A garanzia del tutto, un mixaggio perfetto, curato dal loro amico e fan Steve Wilson, leader dei Porcupine Tree, che si fa carico di suonare anche le tastiere.

Perdonate  l'eccessivo trasporto, probabilmente la mia opinione non è abbastanza obiettiva perchè la posizione di supporter appassionato ed entusiasta non mi consente di rilevare i difetti di questa opera... troppo lunga? Forse, ma se anche fosse durata altri 80 minuti su questi livelli non mi sarei lamentato! Pecca di immediatezza, essendo così densa e ricca di cambi di ritmo? Certamente, ma sono convinto che proprio per questo suonerà fresca per lungo tempo nei vostri lettori.

YoS 

Milano, 3 Febbraio 2010

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