Ci sono innumerevoli persone che non smetterebbero mai di parlare delle innovazioni tecniche contenute in questo film. Questa gente sembra non capire che “Quarto Potere” – per il suo contenuto – sarebbe altrettanto grande anche se fosse stato girato da un incompetente.

In questo film, Orson Welles ci racconta la vita del magnate della stampa Charles Foster Kane mostrandoci le profonde contraddizioni della sua personalità.

Ne esce fuori un uomo non cattivo, ma così egoista da essere letteralmente incapace di amare, e che finirà abbandonato da tutti nel suo isolamento, dentro la sua gigantesca quanto ridicola reggia.

Ma il regista va oltre la superficie, mostrandoci come, dietro l’“homme terrible”, si nascondeva l’”enfant-victime”, un bambino costretto a crescere troppo in fretta, perché strappato alla sua infanzia da una madre snaturata che volle affidarlo alla tutela di un uomo d'affari, incaricato di amministrare una grande fortuna della quale il piccolo Charles era divenuto erede, grazie alla scoperta di una miniera d’oro nella sua terra.

Da adulto, non essendo mai stato bambino, concepirà l'amore come lo concepiscono i bambini: non come impegno, costanza, sacrificio, rinuncia e condivisione, ma come accumulo (di cose) e dominio (sulle persone).

Le parole dello stesso Kane illuminano tutta la sua storia: “Se non fossi stato ricco, sarei diventato un grand’uomo”. Un fallito di successo.

Il film si conclude con una delle più belle battute della storia del cinema, che riassumono la personalità di Kane con un equilibrio difficilmente raggiungibile: “Aveva una sua grandezza, ma la teneva tutta per se”.

Sublime capolavoro di Orson Welles (appena venticinquenne), un meraviglioso quadro nel quale genialità registica, sapiente uso del flashback, e psicologia, si fondono insieme per formare un “complesso ma coerente collage visivo e psicologico“ - in omaggio al proverbio: “La verità ha tante facce”.

Cercare “il più grande” è sempre inutile, ridicolo e infantile; ma di “Quarto Potere” posso dire: tra i film dell’Olimpo, senz’altro il più equilibrato il più gradevole da vedere.

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