Lenti cerimonieri della primigenia era Cristiana. Oscuri testimoni dell'antica epoca in cui quella che nei secoli si sarebbe sanguinosamente affermata come la religione dell'Europa tutta era costretta a convivere con gli strascichi di religio pagana che permeavano la cultura popolare del tempo.

La musica degli Orthodox trascina con sé il peccato che ha annichilito le coscienze, la colpa che è divenuta arma implacabile di controllo e schiavitù. Schiacciato dal rimorso l'uomo pagano si è arreso alla religione nuova. Il Grande Potere. Lo strazio sonoro del trio spagnolo sembra concepito per accompagnare processioni di autopunimento in nome di un espiazione impossibile per un peccato inscindibile ed insuperabile dalla dimensione umana.

Il doom si lacera nel drone più nero ed ossessivo a scandire il lento ed inesorabile cammino dei flagellanti. Una batteria secca ed impazzita da il ritmo alla fustigazione. Poi un esplosione e la follia si impadronisce della processione. Noise incontrollato ed acido, ma si tratta di un attimo e le fila si ricompongono. Ancora i rintocchi del tamburo, ora solenni e poderosi, ricordano che non c'è scampo. Non si può fuggire perché non è possibile lasciare la propria dolorosa natura mortale. Non si può ricacciare la colpa, perché la colpa siamo noi. Non si possono rompere le ordinate schiere di fedeli perché il marchio del peccato infetta le nostre vene, scorre nel nostro sangue. Non resta che proseguire la marcia, schiacciati dal laconico monito di una litania tanto distante quanto spietata.

Innalzata la croce, non rimane che contemplare il Grande Potere.

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