Nel 1971 Franco Battiato in seguito ad incontri più o meno casuali, in particolare con il batterista "Cucciolo" Favia, fonda un gruppo a cui da il nome di una non molto conosciuta tribù indiana, gli Osage.
Ne fanno parte il cantante e chitarrista Marco Zoccheddu proveniente da esperienze con i Nuova Idea ed il bassista Bob Callero. Incidono subito per la neonata Bla Bla un 45 giri che diventa una sigla tv di successo "Un falco nel cielo", un motivetto orecchiabile di cui viene proposta anche una versione inglese dal titolo "Prehistoric Sound". La trasmissione era la famosa "Chissà chi lo sa" presentata da Febo Conti.
La collaborazione con Battiato finisce qui un po' per obblighi di leva, un po' per le giuste ambizioni solistiche del siciliano che in quello stesso anno pubblica "Fetus" ed un po' per gli interessi strettamente progressive degli altri.
"Arrow Head" esce nel '72 ed è un album straordinario. Battiato non c'è già più ma firma assieme a Zoccheddu la prima traccia che da alcuni viene considerata una specie di proto-rap.
Poi il prog prende il soppravvento. Ed è grande prog. Il terzetto trasmette un'energia incredibile e nei 4 brani successivi, tutti del poliedrico Zoccheddu, dimostra capacità di coesione tra strumenti rara per quei tempi con passaggi di grande intensità e calore.
Strutture musicali complesse, articolate con innesti di un dinamismo mai sentito prima come nella scatenata title-track. Testi mai banali anche se forse un pò ingenui, ma sempre ben calibrati e ben inseriti nel contesto musicale. Famosi i "funghetti rossi" chiaro riferimento all'uso del peyote che nella mitologia dell'epoca rappresentava la ricerca interiore, quella che Castaneda raccontava in "A scuola dallo stregone".
Base ritmica fondamentale soprattutto nei fraseggi con la chitarra di Zoccheddu. Notevole e bellissima "Bianchi soffici veli" per me il sunto della bravura di questo supergruppo. Insomma un disco di grande attualità che non ebbe nessun successo e di fatto provocò lo scioglimento del gruppo che si sparse in progetti vari come accadeva spesso a quei tempi.
Una cosa sicuramente allora non mancava, la creatività, la voglia di esplorare, di mettersi in gioco e lo si faceva senza troppi pensieri, senza troppi calcoli.
Nel cd ristampato dalla BFT ci sono come bonus track le due versioni del singolo di cui sopra.
Una nota per i curiosi: il nome del gruppo è dovuto forse ad un certo interesse di Battiato per la cultura indiana che in quegli anni veniva riscoperta e rivalutata anche dal cinema, come in Soldato Blu dell'anno precedente. Però la scelta sembra sia stata provocatoria in quanto pare che gli Osage fossero una tribù "furba" ed infatti a tuttoggi esiste una pretenziosa Osage Nation con tanto di riserva, organizzazione statale e sito internet ma sotto la copertina dell'orgoglio tribale si rivela una holding di casinò sparsi per l'Oklahoma.
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