O.S.I. acronimo di Office of Strategic Influence, formazione guidata da Kevin Moore (Dream Theater, Chroma Key) e Jim Matheos (Fates Warning). Questo è l'antipasto e il primo. Il secondo arriva con contorno di drum kit futuristico affogato in un oceano di crash, splash, china e altre prelibatezze. Gavin Harrison, poche presentazioni, si sa chi è, cosa fa e COME lo fa. Tutto saporitissimo. Più che il colore del sangue il disco ha quello del crepuscolo o di un'aurora boreale, grazie all'apporto dei musicisti impegnati che con il loro sapere musicale donano profondità al suono. Producendo chiaroscuri di notevole intensità.

Il disco sa accarezzare quando è necessario ("Terminal", fulgido esempio di "jazz" siderale, vedi l'ostinato di Harrison, con Mikael Akerfeldt alla voce), graffia e alza la voce e i volumi delle chitarre quando è indispensabile.

Giocato molto sulle dinamiche, suoni e produzione stellare, il disco risalta le indubbie qualità artistiche, non solo tecniche, dei musicisti. Harrison si fa sentire: tecnico, fantasioso, preciso, chirurgico, pieno di feeling. La voce di Moore è perfetta, non è Eric Adams, ma calato in un contesto simile il suo sibilare e sussurrare dà ottime sensazioni. Matheos fa il resto con suoni di chitarra saturi e spessi come un muro di cemento armato (nei momenti più heavy). "Stockholm" è stupenda, "Microburst Alert" affascinante e il 10/8 di "Blood" commuove con un bellissimo giro di tastiere sul quale la batteria si inserisce benissimo.

Metal, prog, elettronica... chissà, forse tutto questo. "Blood" come Arte, perchè è ciò che scorre nelle vene di questi signori. Sperando in un futuro (non remoto) comeback.

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