Sono passati tre anni dal folgorante "Office of Strategic Influence", progetto voluto da Kevin Moore e Jim Matheos, militanti rispetivamente nei Chroma Key e nei Fates Warning, ma tutto questo sotto la supervisione di sua maestà Mike Portnoy.

Il progetto inevitabilmente, dopo un disco d'esordio che fu quasi stroncato dalla critica, ma che a me piacque davvero molto, torna con un album che mi stupisce nuovamente. "Free" è nuovamente perlaceo: meno incentrato su una matrice di stampo progressive e quindi più disegnato per colpire l'ascoltatore con canzoni più dirette e dall'ascolto più semplice.

Il loro primo tentativo era davvero pregevole, ma subiva a volte le iomposizioni di un genere che vuole composizioni ardue e a volte l'obbligo della suite. Questo invece è davvero ottimo ancor di più: lo si capisce dalla prima traccia e dalla seconda: rispettivamente "Sure You Will" dall'andamento techno e la rockeggiante "Free". Sarebbe invece difficila da catalogare "Go", molto basata sull'elettronica, mentre la successiva "All Gone now" richiama le chitarre al protagonismo in un andamento quasi monotono e monocorde ma piacevolissimo.

"Home was good" è nuovamente dominata dalla calda voce di Moore (in questo disco meno monotona del precedente) e dall'elettronica. C'è da sottolineare l'ottimo lavoro alla chitarra e alla batteria. Mai invadenti: Portnoy sebbene potrebbe strafare in qualsiasi momento si presta bene al progetto presentando una preformance davvero ottima, semplice ma diretta ed eficace. Un ottima sorpresa è "Once", molto vicina nuovamente ad atmosfere che richiamano il rock d'annata, soprattutto sembra figlia dei Kraftwerk.
L'elettronica, come già detto in precedenza (e rischio di ripetermi), fa davvero da padrona indiscussa: "Better", "Simple life", "Kicking" ne testimoniano la presenza piacevole e per niente fastidiosa, anzi, si sposa ottimamente nelle atmosfere progressive che permeano l'album. Lascia perplessi invece l'ultima traccia: "Our Town" è una ballad acustica, dall'incedere country. Sembrerebbe davvero fuori luogo ma se analizzata in fondo sembra davvero il giusto epilogo per questo ottimo album.

Naturalmente di questo disco si parlerà pochissimo. Pochi conoscono questi progetti e pochi ne daranno giusto merito acquistando questa piccola gemma. Ed è un peccato enorme perchè trovare lavori del genere è davvero raro. Consigliato a chi ama il progressive ma anche a chi vuole uscire un pò fuori dalla solita musica.

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