Dopo l'esordio nel 2001 con l'ep "Jihad", i californiani Otep pubblicano "Sevas Tra", il loro primo full-length ufficiale, nel 2002, periodo in cui la scena nu-metal (ormai non più tanto nu) è invasa da gruppetti tanto immeritatamente famosi quanto insipienti (Linkin Park, Hoobastank, Alien Ant Farm ...). Al contrario, i Nostri si affermano una realtà molto interessante e, paradossalmente, molto dura e con i controcazzi; sì, perché la voce del gruppo, fautore di un crossover molto cupo e brutale, è di una ragazza, Otep Shamaya.
I quattro citano tra le loro influenze svariati generi, tra cui il death, l'hardcore, il grunge e l'hip hop. Ascoltandoli invece sembrano i Korn e gli Slipknot i maggiori riferimenti: riffing (non a caso il chitarrista di allora Rob Patterson suona oggi con i Korn al posto di Head), sezione ritmica, modernismi ed effetti, persino l'impressionante voce di Otep Shamaya prende spunto dai vocalist dei due gruppi: i sussurri spasmodici ricordano il timbro melodico di Jon Davies, mentre i rap a rotta di collo e i growl (!) rimandano piuttosto ad un Corey Taylor prima maniera.
Le canzoni sono abbastanza simili tra di loro, ma sono tutte dotate di un'ammirevole potenza, efficace antidoto contro la monotonia. Inoltre, nonostante le appurate assonanze con Korn e Slipknot, gli Otep dimostrano personalità da vendere e anche una certa freschezza, pregi che li distinguono dai loro suddetti colleghi e che li rendono una delle migliori formazioni del più recente nu-metal. I brani migliori sono "Blood Pigs", "My Confession", "Possession", "Fillthee" e la lunga e straziante "Jonestown Tea" (leggete il testo).

Curiosità: il nome del gruppo, che è anche il nome d'arte della cantante, è l'anagramma di "poet" (Otep Shamaya è anche una poetessa) e il titolo dell'album è il contrario di "art saves".

Vivamente consigliato!

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