Canzoni scanzonate e folli queste degli Ottavo Padiglione, il cui nome di battesimo prende origine dal numero del reparto dell’ospedale di Livorno, un tempo sede del reparto di igiene mentale della città.
Voce, chitarra, basso, batteria e dosi massicce di fisarmoniche e violini per canzoni d’ autore a tutti gli effetti, ma venate di lucida ed amara follia. “Dottore d’igiene mentale aiutami tu fammi scordare sempre chi sono di più… con un megafono in mano da un palazzo quassù urlo, mi butto di sotto se non torni più” recita Roberto Rondelli (alla voce e alla chitarra) nell’iniziale “Sei andata via” in preda ad una crisi post amorosa. Testi graffianti, provocanti e di grande attualità come in “Overdose Adventure” dove il tema della tossicodipendenza viene trattato con apparente leggerezza “A me sembra molto scura su dai non aver paura iniettata piano piano ti stravolgi come un caimano”, oppure nella irrivertente e tos’hano parlata “Gimme Money” dove di mira è preso un ipotetico turista americano alle prese con venditori di fumo e papponi “Gimme money… ameriano I give you Hashish… dammi i soldi americano si va a puttane… . E' un travestito americano unno vedi c’ha un popò daffare che più grosso non ce n’è. . parappaparappappààà…” Un simil tango ci accompagna in “Dal balcone” dove il divertito ed incredulo occhio di un guardone si appresta “ogni sera dal balcone” ed attende l’attrazione di “lei che si spoglia lentamente” di lei che “…ipnotizza corpo e mente” per una sorta di Bocca di Rosa vent’anni dopo, in grado di accentrare su di sé le attenzioni di un condominio intero tanto che “...le donne del palazzo han raccolto già le firme, han murato la finestra…”. In “Giulio”, lo sguardo a tutto tondo dissacrante e senza filtri della band capitanata ed orchestrata da Rondelli tratta di pedofilia con arguzia e recita la parabola discendente di Giulio il vecchio pervertito 72enne che regalava caramelline nei cortili alle bambine finchè un giorno venne picchiato a morte dal bastone della giustizia popolare “Giulio deceduto all’ospedale… perché nessuno aveva capito Giulio il pervertito…”. Divertente la voce di Giulio che introduce e compare a metà di una canzone che, per l’argomento trattato e per la “leggerezza” con il quale è stato trattato, avrebbe meritato di essere trasmessa da tutte le radio in quanto socialmente utile, in barba alle noiosissime ed inutili trasmissioni di pseudo-approfondimento culturale, colme zeppe di banalmente complicati professori, baffuti e non, del nulla… Chiude l’album, che da solo racchiude problematiche e nevrosi sociali tipiche della nostra era urbana senza stimoli e senza punti di riferimento per i giovani. (direbbe uno dei professori sopra citati), una lettera di scuse, un atto di pentimento che tutti avremmo potuto scrivere nei confronti della fidanzata tradita “perdonami amore se ti ho sempre tradito”, della mamma alla quale non abbiamo risparmiato fatiche “scusami mamma non ho mai lavorato” nei confronti del migliore amico “scusami amico se non ti ho mai ridato tutti quei soldi che mi avevi prestato” e perfino nei confronti della questura e del caro vicino (vedete che saltano fuori le nevrosi tipiche della civiltà urbana come la nostra??!!) “del quale ho pensato che è un vero cretino…” ; atto di pentimento che si conclude in tragedia dopo aver chiesto scusa a tutti annunciando “...io domani mi sparooooo!!!… mi sparooo…” Attimo di pausa per concludere amaramente: “(… il giorno dopo…) vi ringrazio tutti per avermi perdonato, ora sono pronto per quanto ieri ho dichiarato, ma oggi è un altro giorno e son più spensierato se ho detto che che mi sparo ora dico che scherzavo…” “si, domani mi sparo, si magari domani eh si si … ma una bella sega mi sparo…”
Splendido e divertente sguardo dolceamaro, sulla nostra (non)civiltà consigliato a tutti: belli e brutti, preti e suore, grandi e piccini, uomini e donne, eterosessuali e omosessuali, casalinghe e puttane, ladri e poliziotti, tossicodipendenti e spacciatori, operai e manager, vitelloni e gente comune.
Carico i commenti... con calma