Forse non c'è sensazione musicale più bella di inserire un cd nel lettore e di rimanere stregati per tutto l'ascolto del disco. Fermi, immobili, avari di ogni singola nota, pronti ad eliminare qualunque rumore possa interrompere questa magia, ostaggi dell'ascolto come foglie che senza opporre resistenza si lasciano trasportare dal vento ovunque.

Certi dischi ti prendono per mano e tu stringi la tua intorno alla loro forte, fortissimo, vuoi che ti accompagnino per sempre, perchè sai di aver trovato più di una semplice fonia, un amico fatto di note che parla la tua stessa lingua, che ti consola, che ti fa sognare, una sposa che non si vede ma si sente, nelle orecchie e  soprattutto nel cuore.

Chi sono gli Ours? Gli Ours che esordiscono su major (prima c'è stato un ep: SOUR del lontanissimo 94) nel 2001, con l'album "Distorted Lullabies", sono riconducibili alla figura del vocalist/leader Gimmy Gnecco, che ha scritto tutte le canzoni del disco. Gli altri membri allora (direi per fortuna, visto la caduta di stile provocata dalla partecipazione degli altri componenti al songwriting del disco successivo), erano semplici session man.

E ora la domanda più importante: cosa sono gli Ours? Gli Ours sono poesia in musica, sono arte, sono sentimento, sono dolore, sono malinconia, sono bellezza! Gnecco ha una voce divina, più volte, e non a torto, è stato associato al compianto Jeff Buckley (a quanto pare i due si conoscevano, Jimmy gli ha dedicato anche alcune canzoni durante alcune esibizioni acustiche), ascoltarlo cantare è una vera emozione. Gnecco gioca magistarlmente con la sua voce, mostra di saperla usare come un vero e proprio strumento, alti, bassi, rabbia, disperazione, rassegnazione. Ispiratissimi i testi, l'aggettivo che meglio li caratterizza è il pluri-inflazionato decadente, aggettivo purtroppo soggetto a troppi abusi nella scena musicale contemporanea. Questa decadenza è più vicina a Verlaine, nei suoi tratti malinconico-amorosi, che non al profondo esistenzialismo di Baudelarie, pur mantenendo sempre e comunque standard qualitativi elevatissimi. Queste sono canzoni di un animo sensibile e tormentato, che trovano espressione e contenuto in note attrici di una tragedia teatrale, di cui conservano l'epos.

L'album ha forse uno dei più bei incipit che io ricordi da quando ho una memoria musicale: "Fallen Souls". Una canzone in cui Gnecco esibisce tutte le sue doti canore, con una prova da brividi, dove la voce amplifica il tumultuoso tappeto sonoro. Non voglio fare una recensione track by track perchè sono contrario a tale metodo, inquanto credo che spetti all'ascoltatore sviscerare il contenuto di ogni disco esplorando tutti i suoi meandri con la torcia del suo io. In questo disco in particolare sono le PROPRIE emozioni a fare da padrone, se potete, dimenticate anche quello che vi sto dicendo, ascoltate l'album come se vi fosse capitato per caso fra le mani!

Musicalmente parlando, lo stile degli Ours si avvicina molto ai Radiohead di Pablo Honey e The Bends, la canzone "You" su tutte. Si tratta quindi di un sano disco di Rock chitarristico suonato con tanta tanta passione, dove si alternano ballate ("Monster", "Dizzy") e pezzi decisamente più rock ("Misery Head", "The Drowning"). Minimo comune denominatore dei brani è l'angelica voce di Jimmy, un cantante che a mio parere meriterebbe molta più attenzione e soprattutto dei compagni di viaggio all'altezza... 

Credo dunque che Distorted Lullabies sia una piccola perla Dark Rock in grado di segnare profondamente l'ascoltare, in virtù di un cantante eccezionale e di testi che si non sfigurerebbero in un libro di poesia.

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