E’ questo un discreto lavoro di rock sudista da parte di questi veterani (la band ancora esiste, pubblica nuovi brani e dà concerti). Di sicuro non paragonabile ai tre album d’esordio, nettamente i migliori, ma opera fra le più riuscite delle restanti (fino ad oggi) otto.

Vertice del disco è la mortifera seconda traccia “Long Gone”, una faccenda assolutamente grintosa e convinta a merito di Freddie Salem, uno dei tre chitarristi in formazione, che vi imperversa con voce e soprattutto chitarre. La canzone poggia innanzitutto su di una ritmica stoppata che dà il via ad un ritmo ben veloce, a sostegno di due strofe abbaiate dal baffo Salem “(secondo dei sei su sei baffi in copertina… altri tempi!) e poi assolo di sua mano, fluido ed asfissiante allo stesso tempo, a cavalcare una ritmica che ogni tanto si spezza bravamente aumentando ancora l’efficacia di tutta la faccenda: quasi quattro minuti di vero rock come deve essere preferibilmente il rock, cioè sanguigno e trascinante, e la ciliegiona di un assolo da incorniciare.

Curiosità del disco è la quarta traccia, la sorprendente cover di “Miracle Man” dall’album d’esordio di Elvis Costello(!) di un paio d’anni prima. Ora, se ci sono due mondi musicali distanti nel rock essi sono quelli di Costello e degli Outlaws e pare che il quattrocchi britannico avesse a quel tempo avuto pure da dire su rock sudista in generale e Fuorilegge in particolare. Sotto quest’ottica la cover appare un po’ una bonaria presa per il culo… i rudi americani del sud intrisi di blues e di country alle prese con le molto british e beatlesiane sequenze armoniche fra tonalità maggiore e relativa minore suonano un po’ così… Contenti loro…

Il povero Billy Jones belli capelli (il quarto baffo di copertina) ci dà dentro bravamente con le sue “Comin’ Home”, boogie ordinario ma dal piacevole sviluppo multi chitarristico, e “Blueswater” bella tesa e mobile armonicamente nello stile assai melodico di questo chitarrista, prolungata poi dalla tipica serie di assoli, uno per ciascun solista.

(Come On) Dance With Me”, composta a sei mani, si rivela velleitariamente “commerciale”, e come eventuale tentativo di far ballare la gente suona veramente senza speranza. Pienamente dei riempitivi sono pure “It’s All Right” e “Too Long Without Her”, ambedue del compianto chitarrista Hughie Thomasson (baffo + bandana, in copertina), assai fuori fuoco in questo disco.

Riuscitissima invece l’apertura dell’album “The Lights Are On (But Nobody’s Home)”, e questo sin dal titolo… I Fuorilegge espongono in essa i loro numeri migliori e cioè la grinta, l’insolita (per il rock sudista) ricchezza ed abilità nei cori, lo sferragliare a turno con diverso stile ma eguale convinzione di ben tre chitarre. Peccato per i suoni eccessivamente compressi.

Three stars per questo lavoro di inizio 1979 (and half, dai, a merito precipuo di “Long Gone”).


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