Parte l’album e subito siamo avvolti da sequenze di percussioni elettroniche e da campanellosi pianoforti generati da una tastiera digitale: Yamaha DX7 sicuramente, dato che siamo nel 1986 e tutti allora accorrevano a suonare quella specie di stato dell’arte dei sintetizzatori. Ma la domanda è: che ci azzecca l’elettronica con gli Outlaws, gloriosa banda southern rock piena di focose chitarre elettriche e fumanti amplificatori? Poco e niente… l’unica cosa che pone il marchio del gruppo su questa prima canzone è la riconoscibilissima voce del chitarrista e fondatore Hughie Thomasson, sempre accorata e un poco afona.
Benedetti anni ottanta… tutti a pagare dazio a una serie di fisse che sono nate e morte per sempre in quel decennio. Per dire, il primo “oh oh, oh oh…” in stile Bon Jovi arriva al quarto pezzo “The Outlaw”, anch’esso per buona parte immerso nel mainstream rock di quegli anni. Questo discreto abominio viene poi fatto cantare a Henry Paul, cavallo di ritorno, assente dal quarto album (essendo questo l’ottavo). Il suo vocione baritonale abitualmente countryeggiante evoluisce con convinzione alla maniera pop lasciandoci basiti, ma poi Henry si rifà subito al numero successivo, una delle sue tipiche uscite country rock a titolo “Cold Harbor” guarnita delle dovute chitarre acustiche e delle tipiche armonie campagnole.
La strategia, per gli Outlaws e per tantissime altre entità musicali scivolate fuori moda in quegli anni, era insomma questa: mettere insieme sei o sette pezzi nell’abituale stile di appartenenza, poi però completare la scaletta dell’album con tre o quattro numeri a’la page, facendosi forzatamente aiutare da compositori e musicisti esterni data la poca dimestichezza con sonorità, stili e i testi sulla cresta dell’onda…
‘Na cacata, direbbero a Napoli, infatti l’album non vende una minchia, i vecchi fans inorridiscono e di nuovi non se ne vedono. I Fuorilegge così, a valle di questo lavoro, restano senza risorse e contratto discografico. Partirà da qui un quasi decennio di assenza dal mercato, in attesa che la buriana passi.
Quest’album è fra i loro meno riusciti… se n’è andato anche il pacioccone ma grintoso chitarrista Freddie Salem, che un numero a sensazione per ogni album lo aveva infilato sempre. Invece, il compositore principale fra le dieci canzoni del disco risulta essere un… tastierista ospite, tal Randy Bishop. Bruttina anche la copertina, un improbabile panorama western montato alla cazzo. Outlaws al minimo, giustamente costretti a fermarsi per un po’ e meditare. Due stelle piene.
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