Allora, ci sono questi cinque newyorkesi che decidono di mettere su un gruppo solo per divertirsi: nessun progetto a lungo termine, se non quello di piantare un discreto casino finché dura.
Sono Chandler alla voce, Jordan alla chitarra, Shari all'organo, Orin al basso ed Andrea alla batteria e si battezzano Outta Place.
Corre il 1984, loro sono ancora dei ragazzini ma suonano musica garage con spirito talmente rozzo e primitivo che per tutti diventano "New York's Own Cave Teens".
«We're Outta Place» è il loro esordio: contiene sei canzoni (solo cover), dura dieci minuti scarsi, è registrato in mono per i tipi della Midnight Records e non avrà seguito.
Può bastare per entrare nella Storia del garage-revival? Certo che sì! In realtà agli Outta Place basta molto meno, dieci secondi all'incirca per definire un genere e marcare il territorio.
La Storia, per capirla appieno, devi iniziare dal lato B (vinile, of course).
Jordan mastica un riff violentissimo, Chandler vomita un urlo disumano: è il segnale che scatena anche Shari, Orin ed Andrea nella più D-E-V-A-S-T-A-N-T-E versione di «Louie Louie» che si sia mai udita. Non ci sono Stooges né Black Flag in grado di reggere il confronto: «Louie Louie» è robba de garage e gli Outta Place ce la riportano di peso. Marcano il territorio, per l'appunto: perché ti puoi chiamare Iggy Pop come Dez Cadena o pure Henry Rollins, ma gli Outta Place sono adolescenti di nemmeno vent'anni venuti a rivendicare che «Louie Louie» è cosa loro, quindi tutti gli altri giù le mani, se non sono posseduti dal demone del garage più selvatico ed urticante.
E per chi non avesse capito l'antifona, seguono a ruota «Dirty Old Man» e «We're Pretty Quick», per l'occasione ribattezzata «We're Outta Place», sotto lo sguardo compiaciuto di Sonics, Gonn e, massì, anche Monks.
Ora, chi vuole passi pure al lato A per subire le sferzate di «Things Are Different Now», «Outta Sight, Outta Mind» e «Don't Crowd Me». Sonics, Gonn e Monks sono ancora lì a godersi lo spettacolo, ché dai semi cattivi piantati nei Sessanta sono finalmente germogliati degni virgulti.
Utili a diffondere energia e passione contagiose, divertimento folle e disinibito, istinto grezzo e primitivo: tutto questo è compresso nei dieci minuti di «We're Outta Place», il primo e l'ultimo, l'unico disco degli Outta Place.
Perché poi arriva la maturità e porta altre storie: Chandler se ne va nei Raunch Hands, Andrea e Shari nei Maneaters, Orin con gli Optic Nerve, Jordan da nessuna parte; insomma, niente di paragonabile a quel monolitico caposaldo del neo-garage che è «We're Outta Place».
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