Non capisco, da quando mi sono accorto di loro (il bellissimo “miastenia”, loro terzo album), cosa ci sia negli ovo che mi piaccia così tanto e me li faccia amare così a dismisura; non v’è una melodia, o almeno non nel senso classico del termine, non v’è un riff che si possa chiamare tale, c’è tanto rumore, ma non quello normalmente inteso, bensì quello caciarone, distorsone, distruttivo, sanguina orecchie; c’è una voce (quella della cantante chitarrista Stefaniuccia Pedretti, compagna sia nel gruppo che in vita dell’altra metà del progetto, Bruno Dorella, uno che in quanto a sperimentazioni sonore-auditive-stranemavere-fuoridaglischemiclassici non si fa mancare mai nulla, militando in altri due progettini belli belli quali Ronin e Bachi da Pietra, ma anche in altri, solo che adesso non mi vengono in mente), ma è sguaiata, sgraziata, quasi black in certi frangenti, cantilenante in altri, sospirante, anti-melodiosa, schizzata, stonata, fastidiosa; c’è una batteria suonata in piedi, senza cassa, solo qualche piatto, timpano, rullante, e tanto mantra psichedelico, e tanto minimalismo ritmico; c’è la pesantezza del doom, del noise, dell’avanguardia rock, la slabbratura dello sludge, c’è la psichedelia, c’è il metal iperdistorto che ricorda certe cose black metal, ci sono nenie ghiaccia-sangue da film horror, tribalità ossessive, schizzi grind, e tanto, ma proprio tanto malsano mal di vivere!
Ecco li reputerei fastidiosi, eccessivamente fastidiosi, ed è per questo che non capisco perché li ami così tanto. C’è quell’atmosfera da psicanalisi di un non-morto che mi fa andare di matto, ecco, l’atmosfera, perché non è da tutti creare roba così fuori dai clichè, da non poter essere chiamata nemmeno musica, e condirla con così tanta atmosfera nera, noir in certi momenti, dark in altri, quasi gotica in alcuni (non pensate male); no, non è da tutti, e la Pedretti e il Buon geniaccio Dorella ci riescono, riescono a farci scorrere addosso il sangue che sgorga da queste dieci mutilazioni sonore, riescono a tingerci le giornate di puro dramma spaventevole, disgusto che accarezza e attanaglia nelle sue spire maledette.
"Cor cordium" è il primo album ad uscire sotto l’egida della ben attenta “supernatural cat”, label nostrana molto attenta a disfunzioni sonore come ‘sti qui, o morkobot, o ancora ufo mammut (di cui fanno parte i proprietari della stessa etichetta, nonché i creatori di tutte le copertine dei cd che escono per loro, il malleus studio); la formula rispetto al passato si fa ben più pesante ed horrorifica, estremizzata in parte, più tribale, più psichedelicamente disturbante; inutile dirvi quanto sia poco consono prendere in analisi qualsivoglia traccia rispetto ad altre: il viaggio è uno, senza interruzioni alcune, dall’inizio alla fine, senza soste!
Immergetevi in questo bagno di malessere, ne uscirete mutati, migliorati, svuotati di quel mal di vivere che attanaglia le nostre vite ogni giorno.
Oserei dire quasi terapeutici…
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