La parola d'ordine è: collaborazione.
La mente aperta è soprattutto questo. Mescolarsi, inglobare, sputarsi addosso, fondersi, capirsi, crescere. Ma anche raccontare insieme la vita e la morte di una vespa.
Chi non collabora rimane chiuso come un buco di culo. Rimane affogato nella sua stessa merda.
I Nadja, oltre ad essere il gruppo più sottovalutato della Terra, sono dei compagnoni che si divertono a condividere le proprie vibrazioni lisergiche sforndando splits a bestia con artisti di ogni tipo.
Finalmente s'imbattono in un progetto italiano (ma emigrato in Germania), gli OvO di Bruno Dorella. Quell'allegro percussionista che si diverte a fare blues dell'oblio con i Bachi da Pietra e post-folk-jazz con i Ronin. Negli OvO, insieme a Stefania Pedretti si diverte a girare il mondo proponendo noise-drone spaccamascelle, e la fusione di tutte queste idee si tramuta in un'opera altamente sperimentale, indecifabile, imprevedibile. Avvolgente come il buio.
I canadesi son dei mostri a creare megaserpentoni di suono, e qui Dorella e Pedretti ci aggiungono percussioni e voce per rendere la storia più reale, la drum-machine dei Nadja lascia spazio al tatto di Dorella, e Aidan Baker si concentra sul suono lasciando alla Pedretti il compito di "narrare".
Fusione che guarda avanti.
Suoni che vanno dal giallo al nero.
Grassetto nelle idee!
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