Essendo una fan accanita del principe delle tenebre (zio Ozzy come lo chiamiamo io e i miei amici) ho avuto la curiosità di vedere quante recensioni c’erano dei suoi album e con notevole curiosità ho visto che ce ne sono abbastanza… grandissimo chi ha recensito BLIZZARD OF OZ e i suoi altri gioiellini (tutti sappiamo di che album sto parlando vero? Almeno i fan di Ozzy dovrebbero saperlo… )!
Ozzy è un bel po’ che lo seguo… sto completando la discografia ancora… comunque mi è venuta la fantastica idea di compare OZZMOSIS e devo dire che nonostante i consigli critici del commesso del negozio presso cui l’ho acquistato (mi diceva di non acquistarlo perché è brutto), io sinceramente non l’ho trovato brutto. Certo non posso equipararlo all’ozz-perla “Blizzard of Oz” o a “Diary of a Madman” o al meraviglioso “Tribute”, però non è brutto come molti invece sostengono (a parere mio). Prima di iniziare a discutere dell’album vorrei prima soffermarmi sulla copertina dell’album. Quando tutta contenta sono uscita dal negozio e ho messo il cd segretamente in borsa, mi è rimasta fortemente impressa la copertina. Credo sia una copertina molto introspettiva (sarà che studio psicologia e allora vedo l’introspezione ovunque)… vediamo un Ozzy Osbourne dal che si staglia al centro della scena, col corpo contratto e le mani irrigidite da chissà quale emozione. Ma non è una posa che attende il dolore, ma una posa che attende l’attesa. Attende di essere consumato da quelle bocche che gli viaggiano per tutto il corpo, attende di essere esplorato da quegli occhi che furtivamente lo spiano per tutto il corpo…
L’album si apre con la leggerezza dei toni della tastiera, per poi quasi con istantanea fuga, scendere nell’incalzante ritmo, fino all’irruzione della chitarra nella scena acustica. Ed ecco la voce sempre magnifica e acuta (e credo sia proprio questo l’aspetto che di Ozzy mi piace di più), e naturalmente inconfondibile… credo che le parti di chitarra suonate in quest’album nonostante come già dicevo prima sia ritenuto bruttino, siano meritevoli di attenzioni, soprattutto verso la fine del brano, i riff sempre più veloci, sempre più forti, sempre più complessi… Ma ecco che si piomba nella dolcezza di “I Just Want You”, dove appare un Ozzy dalla voce ovattata, riflessiva, ma accompagnata ed esaltata notevolmente dalla chitarra che rende il brano interessante. Stessa cosa per la bellissima “Ghost Behind My Eyes”, che dal titolo sembrerebbe accennare a un’allucinazione visiva. Ancora una volta l’ex frontman dei Sabbath (io ho in fondo in fondo nel cuore, ma molto in fondo ho una piccolissima speranza che Ozzy torni a cantare e a riformare i Black Sabbath) ci mostra che oltre all’hard rock vero (non dimentichiamoci che i Sabbath sono stati uno dei primi precursori del vero hard rock, ma non occorre che lo dico, tanto lo sapevate già no?) sa fare anche dei bellissimi “lenti” (che poi tanto lenti non sono, ma volevo rendere l’idea della riflessione), che la sua voce acuta e leggermente stridula (ve lo ricordate in “Sabbath Bloody Sabbath”? E in “Killing Yourself To Live”? Quanto belle sono quelle due canzoni?) rientra in ogni canone musicale… ma come non detto… ecco che il paradiso della dolcezza viene spazzato via e ricomincia l’inferno del rock con “Thunder Underground”, che si apre con un suono potente ma insieme smorzato per metà di chitarra, che si fa sempre più forte e cadenzato finché esplode una voce cadenzata e quasi minacciosa, a tratti profetica, che si staglia sotto il ritmo sempre più insistente del rombo della chitarra, decisamente non è proprio “angelica” rispetto ai brani che ho citato prima. Credo questa sia una delle migliori canzoni (insieme a “Perry Mason” e “Ghost Behind My Eyes”) del cd. “See You on the Other Side” si apre con tre colpi di basso cadenzati, che vengono poi accompagnati dalla dolcezza della chitarra. Gli echi della voce di Ozzy si espandono all’inizio finché non esplodono in un continuo di acuti (che addirittura riescono qui più che negli altri brani a sovrastare le chitarre). “Tomorrow” inizia invece a mio avviso con un suono etereo e leggermente labile della chitarra, un suono ubriaco che si perde nell’ aria, finché appare un susseguirsi di colpi e uno sparo, e una voce che all’inizio si fa bassa, ma poi non lascia altro spazio che agli acuti, poi di nuovo al tono basso e poi di nuovo agli acuti… Questo disco, fin dalla prima volta che l’ho ascoltato (l’ho acquistato pochi giorni fa) mi è sembrato strano, sia nella copertina (vedi sopra) che nello stile, sembra quasi che double O sia maturato, un uomo più riflessivo e meno impulsivo, sempre attento però alla precisione stilistica. D’altronde fin dagli esordi la precisione ce l’ha avuta quasi sempre nel sangue… almeno secondo il mio punto di vista. L’inizio di “Denial” sembrerebbe più puntato sul ritmico con la batteria che parte facendosi strada tra una chitarra smorzata in parte e che riprende il suono di un sintetizzatore. Il suono di “My Little Man” invece potrebbe incuriosire chi ha visto sempre Ozzy come un casinista e mai come riflessivo, che in questo brano punta sul suono casual di una finta arpa (ovviamente realizzato attraverso la meravigliosa chitarra)… che potrebbe vagamente ma molto vagamente richiamare il lontano oriente. Più tranquilla insomma… ma le sembianze ingannano… Mr. Jekyll non nasconde la parte oscura ad Hyde e si fa strada con la successiva “My Jekyll Doesn’t Hide”, dove possiamo ammirare tutta la capacità vocale di Osbourne che si stende verso le note più alte e ovviamente la chitarra che viene messa alla prova con un suono ancora più cavernicolo ma potente. E alla fine… ciliegina sulla torta, arriva con le dolcissime note di un pianoforte accompagnato dal lento di una chitarra “Old L.A. Tonight”, dove armonia e ritmo si fondono in un mondo a parte, che non sembra neanche appartenere all’intero disco, ma come si sa, Ozzy riserva le parti migliori all’inizio e alla fine dell’album, anzi di ogni album. Credo che quest’ album sia sottovalutato abbastanza, sicuramente messo a confronto di “Blizzard of Ozz” dove prevale una sonorità più macchiata di hard rock, ma hard rock vero però, quello puro… oppure di “Diary of a Madman” dove lo stesso c’è una sonorità ancora più marcata del precedente, questo è un lavoro più sofisticato, un lavoro dove secondo me si avverte la sperimentazione di qualcosa di nuovo, un lavoro dove compare la ricerca di riflessione e introspezione da parte dell’artista, ovviamente più maturo ma sempre dalla capacità vocale attenta e molto valida!
Credo che Ozzy (aldilà delle trasmissioni-spazzatura che mtv manda in onda, vedi “Gli Osbourne”, dove appare come un vecchietto che trema e che si regge in piedi per miracolo, non guardatele quelle cose, io le guardo per farmi due risate, non per presa in giro del personaggio, per cui io ho una venerazione particolare) sia rimasto uno dei pochi che riesce in campo musicale a sorprendere, a non stancare mai, sicuramente qual che flop l’ha fatto anche lui (vedi “Live and Loud” e “Live at Budokan”) ma di solito l’ho trovato sempre particolare in ogni album, ho trovato sempre qualche spunto interessante da considerare attentamente nell’ ascolto.
Contando che questa è la mia prima recensione (spero che vi sia piaciuta) accetto i vostri consigli ed eventuali critiche pacifiche. Fra qualche giorno vado a fiondarmi nel mio negozio di dischi (di cui ormai sono cliente da circa 4 anni) a comprare il cofanetto “Prince of Darkness” che racchiude 4 bellissimi cd… fateci un pensierino sull’album che ho cercato di recensire… ciao a tutti…
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