#zot2017
Wolf Eyes - Undertow (Lower Floor Music, March 24, 2017)
Solita pubblicazione fantasma dei Wolf Eyes di Detroit uscita su Lower Floor Music lo scorso anno. Un 12" flash nello stile del gruppo del vocalist Nate Young e del sassofonista John Olson (completa il roster il chitarrista James Baljo). Gruppo tradizionalmente rumoroso, qui si disimpegna in un lavoro di musica sperimentale sul piano compositivo e che mescola una componente drone e elettronica con ossessioni noise a metà tra tentativi avant-jazz nello stile Mats Gustafsson e l'attitudine Suicide. La title-track è una specie di recital sotterraneo quasi di ispirazione Jodorowski, "Laughing Tides, "Texas", "Empty Island" degli happening avant-jazz in un contesto cyberpunk sul piano visionario e strutturale in una mescolanza di suoni che è melting-pot transcontinentale; "Thirteen", chiaramente il pezzo forte della pubblicazione (perché dura appunto più di tredici minuti, quasi quattordici), riprende quello stile underground, nel senso proprio che sottoterra, della prima traccia, ma amplifica lo sciamare di fantasmi, il ruolo suggestivo del sassofono che riecheggia lungo i tunnel di una metropolitana abbandonata mentre all'angolo c'è una versione smagrita di John Lee Hooker che strimpella un arpeggio stonato e biascica un blues ipnotico e frutto di devianze paranoiche. In pratica mi è piaciuto veramente molto e lo suggerisco vivissimamente, mi ha fatto venire voglia chiaramente di andare a scavare a ritroso nella loro massiva serie di pubblicazioni: una mission non facile da compiere. Prima o poi.
3-4 stellette
#wolfeyes #undertow #experimental #minimal
Undertow | Wolf Eyes
Wolf Eyes - Undertow (Lower Floor Music, March 24, 2017)
Solita pubblicazione fantasma dei Wolf Eyes di Detroit uscita su Lower Floor Music lo scorso anno. Un 12" flash nello stile del gruppo del vocalist Nate Young e del sassofonista John Olson (completa il roster il chitarrista James Baljo). Gruppo tradizionalmente rumoroso, qui si disimpegna in un lavoro di musica sperimentale sul piano compositivo e che mescola una componente drone e elettronica con ossessioni noise a metà tra tentativi avant-jazz nello stile Mats Gustafsson e l'attitudine Suicide. La title-track è una specie di recital sotterraneo quasi di ispirazione Jodorowski, "Laughing Tides, "Texas", "Empty Island" degli happening avant-jazz in un contesto cyberpunk sul piano visionario e strutturale in una mescolanza di suoni che è melting-pot transcontinentale; "Thirteen", chiaramente il pezzo forte della pubblicazione (perché dura appunto più di tredici minuti, quasi quattordici), riprende quello stile underground, nel senso proprio che sottoterra, della prima traccia, ma amplifica lo sciamare di fantasmi, il ruolo suggestivo del sassofono che riecheggia lungo i tunnel di una metropolitana abbandonata mentre all'angolo c'è una versione smagrita di John Lee Hooker che strimpella un arpeggio stonato e biascica un blues ipnotico e frutto di devianze paranoiche. In pratica mi è piaciuto veramente molto e lo suggerisco vivissimamente, mi ha fatto venire voglia chiaramente di andare a scavare a ritroso nella loro massiva serie di pubblicazioni: una mission non facile da compiere. Prima o poi.
3-4 stellette
#wolfeyes #undertow #experimental #minimal
Undertow | Wolf Eyes
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