"L'angelo sterminatore" che sia una parabola della condizione umana?
Luis Buñuel: "Sulla condizione borghese, meglio.
Fra operai non sarebbe la stessa cosa, sicuramente ci sarebbe una soluzione all'essere rinchiusi.
Per esempio, in un quartiere operaio un uomo battezza sua figlia, riceve 50 amici per una festa e alla fine non possono uscire...
Io credo che in qualche modo troverebbero l'uscita.
Perché?
Perché un operaio è più abituato alle difficoltà concrete della vita."
"L'angelo sterminatore", titolo che Buñuel rubò ad un amico che ne stava scrivendo una commedia e che, a sua volta, l'aveva mutuato dalla Bibbia (Apocalisse), inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi "Los naufragos de la calle de la Providencia".
Probabilmente, si tratta dell'opera più esplicita del regista spagnolo.
Un film "senza significati", come una didascalia iniziale inserita in alcune edizioni (francese e italiana) tiene a ribadire Buñuel, "Se il film che state per vedere vi sembra enigmatico, o incongruo, anche la vita lo è.
È ripetitivo come la vita e, come essa, soggetto a molte interpretazioni."
Buñuel dichiara di non aver voluto giocare su alcun simbolo, almeno coscientemente.
Forse la migliore spiegazione per "L'angelo sterminatore" è che non ce n'è nessuna.
"Qualche volta mi rammarico di aver girato "L'angelo sterminatore" in Messico", afferma Buñuel, "Lo avrei immaginato meglio a Parigi o a Londra, con attori europei ed un certo lusso negli abiti e negli accessori.
A Città del Messico, malgrado la bellezza della casa, malgrado tutti i miei sforzi per scegliere attori che non ricordassero il Messico e basta, ho dovuto affrontare una certa miseria in fatto di qualità.
Mostrando solo un tovagliolo, per esempio, che poi apparteneva alla truccatrice che me l'aveva prestato.
Nella vita come nei film, sono sempre stato attirato dalle cose che si ripetono.
Non so perché e non cerco di spiegarmelo.
Nel "L'angelo sterminatore" ci sono almeno una decina di ripetizioni.
Per esempio due uomini che qualcuno presenta e che si stringono la mano dicendo: 'Felicissimo'.
Un attimo dopo si incontrano e si presentano di nuovo come se non si conoscessero affatto.
Una terza volta infine si salutano calorosamente come due vecchi amici.
A due riprese, ma sotto un'angolatura diversa, si vedono gli invitati entrare nell'atrio e il padrone di casa chiamare il maggiordomo.
Finito il montaggio, Gabriel Figueroa (il capo operatore e fotografo), mi prese in disparte e mi disse: 'Louis, è successo qualcosa di grave'.
'Cosa?'.
'La sequenza di quando entrano in casa è stata montata due volte'.
Come ha potuto pensare, anche per un attimo, proprio lui, che aveva girato le due sequenze, che uno strafalcione del genere fosse potuto sfuggire al montatore e a me stesso?
"L'angelo sterminatore" è uno
DeRango ™: 3,04 Enigmatico
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