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<<Della musica italiana apprezzo moltissima roba, ma rispetto pochissimi dei musicisti che l'hanno prodotta. Su due piedi mi vengono in mente Freak Antoni in cima a tutti, l'inarrestabile Fiumani, Grignani (unica persona vera in una scena di pupazzi di cartone), qualche gruppo punk, ma soprattutto Califano. Il Califfo è per la musica italiana quello che Spawn è per i fumetti: il protettore oscuro dei bassifondi, il difensore della dignità dei reietti schifati da tutti, di quei rifiuti della società troppo marci pure per una rivalutazione letteraria da parte di quella borghesia pasoliniana che venerava ladri e prostitute. Se de André era il cantore degli ultimi, Califano era il cantore dei penultimi, il santo protettore dei cocainomani, degli alcolizzati da baretto, delle sale slot, delle balere squallide piene di sessantenni divorziati/e, delle trattorie unte bisunte e delle taverne obliterate dal fumo stantio e dalle porchemadonne dei giocatori di carte. Praticamente, tutta la poetica di Giacomino Seminale quarant'anni prima. Ma a differenza di de André, borghesuccio mezzo fascio in trip con le puttane che scriveva canzoni sulle storie solo per sentito dire, Califano le storie di sconfitta che narrava le viveva sulla pelle, sempre immerso nella vita vera anche quando lo portava a situazioni ed amicizie scomode: fra gli ultimi, il migliore di tutti.>>

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