8°, S.C.O.T.C.H
Ebbene, questa è la più grande sorpresa del riascolto di tutti i dischi del Silvestri: quello che ho reputato l'album più medio di tutti, ad un riascolto è diventato un buonissimo album. Il motivo è molto semplice: a differenza di altri album di Silvestri che raggiungono i 60 minuti di durata o giù di lì (Acrobati, Il latitante), questo risulta più godibile ad un ascolto sommario di tutte le tracce. Questo non rende S.C.O.T.C.H un lavoro eccezionale, tutt'altro, nonostante nel complesso si lasci ascoltare c'è ancora un difetto portato appresso dal precedente, ovvero i brani poco memorabili, che sono pochi rispetto al Latitante (Cos'è sta storia qua, La chatta, In un'ora soltanto, Lo scotch) ma che sono comunque una discreta parte di disco. Un altro difetto è il fatto che anche i brani più riusciti non siano eccelsi come altri, Sig. Dapatas nella sua fallacità aveva metà dei brani che erano oro, qui invece è...incenso, o al limite mirra: Sornione è bella ma niente di sconvolgente, Fifty fifty è orecchiabile ma anche qui poco da cui rimanere sorpresi, Acqua stagnante e Acqua che scorre sono due ottime ballate ma non vanno così sottopelle come altre ballate del nostro, Io non mi sento italiano è una bella cover ma qui il genio è di Gaber nonostante Silvestri c'abbia messo il suo, Precario è il mondo funziona ma il testo non è pungente e profondo come dovrebbe essere, e la stessa cosa vale per Monito(r). Ciò che rimane di S.C.O.T.C.H, alla fine, resteranno il prologo e l'epilogo spogli di ogni abbellimento, solo voce e pianoforte (Le navi e Questo paese), la leggera eppure così amaramente rassegnata Ma che discorsi e la fantastica L'appello, brano con protagonista il fratello di Borsellino che cerca chiarezza sull'omicidio. Questo disco è l'opposto di Sig. Dapatas: non tutti i pezzi sono preziosi, ma inseriti nel meccanismo del disco tutto fila come dovrebbe, e tanto basta per ritenerlo un lavoro discreto del buon Silvestri che si porta a casa la promozione con dignità
Il voto pignolo: 7
La gemma: L'appello
Ebbene, questa è la più grande sorpresa del riascolto di tutti i dischi del Silvestri: quello che ho reputato l'album più medio di tutti, ad un riascolto è diventato un buonissimo album. Il motivo è molto semplice: a differenza di altri album di Silvestri che raggiungono i 60 minuti di durata o giù di lì (Acrobati, Il latitante), questo risulta più godibile ad un ascolto sommario di tutte le tracce. Questo non rende S.C.O.T.C.H un lavoro eccezionale, tutt'altro, nonostante nel complesso si lasci ascoltare c'è ancora un difetto portato appresso dal precedente, ovvero i brani poco memorabili, che sono pochi rispetto al Latitante (Cos'è sta storia qua, La chatta, In un'ora soltanto, Lo scotch) ma che sono comunque una discreta parte di disco. Un altro difetto è il fatto che anche i brani più riusciti non siano eccelsi come altri, Sig. Dapatas nella sua fallacità aveva metà dei brani che erano oro, qui invece è...incenso, o al limite mirra: Sornione è bella ma niente di sconvolgente, Fifty fifty è orecchiabile ma anche qui poco da cui rimanere sorpresi, Acqua stagnante e Acqua che scorre sono due ottime ballate ma non vanno così sottopelle come altre ballate del nostro, Io non mi sento italiano è una bella cover ma qui il genio è di Gaber nonostante Silvestri c'abbia messo il suo, Precario è il mondo funziona ma il testo non è pungente e profondo come dovrebbe essere, e la stessa cosa vale per Monito(r). Ciò che rimane di S.C.O.T.C.H, alla fine, resteranno il prologo e l'epilogo spogli di ogni abbellimento, solo voce e pianoforte (Le navi e Questo paese), la leggera eppure così amaramente rassegnata Ma che discorsi e la fantastica L'appello, brano con protagonista il fratello di Borsellino che cerca chiarezza sull'omicidio. Questo disco è l'opposto di Sig. Dapatas: non tutti i pezzi sono preziosi, ma inseriti nel meccanismo del disco tutto fila come dovrebbe, e tanto basta per ritenerlo un lavoro discreto del buon Silvestri che si porta a casa la promozione con dignità
Il voto pignolo: 7
La gemma: L'appello
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