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Pillole della NOSTRA Storia (25)

Se di fronte al controllo delle vite di centinaia di migliaia di persone da parte di un oppressore che non solo pretende di governarle politicamente ed economicamente, ma che le riduce di fatto in schiavitù al punto di decidere la loro possibilità di determinarsi non solo come popolo, ma come individui, finendo addirittura per massacrarli sia ufficialmente che ufficiosamente quando lo trova più conveniente, si decide di tacere e non fare nulla, l'unica soluzione che resta agli oppressi è la violenza. Chi oggi è per la Pace in Palestina sta con Israele e non c'è di mezzo discussione su Hamas che possa tenere.
Le provocazioni e la violenza perpetrate a Gerusalemme in primavera e il massacro di Jenin passati sotto silenzio sono solo la punta dell'iceberg dell'arroganza assassina degli israeliani in quest'anno tremendo che ha visto il silenzio e l'indifferenza più totali anche nei confronti di un altro popolo oppresso, quello armeno. Così scriveva nel 1988 un sincero internazionalista e socialista armeno, morto combattendo in favore dell'annessione dell'Artsakh all'Armenia, disilluso a causa del silenzio dell'Unione Sovietica (ormai alla frutta) e di tutta la comunità internazionale rispetto a quanto stava accadendo (l'Artsakh ha smesso di fatto in questi giorni di esistere):

"Io credo che gli armeni di buona volontà manterranno rapporti amichevoli con i vicini azeri. Noi siamo consapevoli che nella Repubblica Socialista Sovietica dell'Azerbaijan ci sono veri internazionalisti, genuini comunisti, amici, e non dimenticheremo che questi compatrioti azeri hanno rischiato la loro vita per difendere gli armeni contro gli scatenati sciovinisti a Sumgait (vedasi il pogrom del 1988). E' una vera disgrazia tuttavia che gli ultimi eventi, in coppia con l'opposizione alla volontà del popolo dell'Artsakh da parte degli ufficiali azeri, stiano a indicare come a oggi gli sciovinisti continuino a controllare la repubblica. Per più di 60 anni questi sciovinisti hanno ignorato la volontà del popolo dell'Artsakh.
La loro criminale passività (quando non tacita connivenza) di fronte al massacro di Sumgait indicano che i veri comunisti azeri sono impotenti contro i razzisti"

(Monte Melkonian, 1957-1993)

Quanto scritto da lui vale all'epoca (e oggi) per la situazione armena quanto vale, da quando esiste, per Israele e gli israeliani.
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