Pillole della NOSTRA Storia (27)
"Mi sono chiesto di che cosa si stia veramente parlando.
E credo che ragione del nostro discorso
Non sia solo l’atteggiamento da consigliare a noi e agli altri
per la guerra del Vietnam
ma sia: l’uso della violenza.
Oggi molti la violenza costringe a non parlare.
A poche ore di jet da questo luogo. Come sapete: ammazzando.
E a pochi minuti da qui
- ben distribuita fra storiche architetture e autostrade –
Un’altra violenza
troppi più altri obbliga
con le armi dei bisogni falsi e veri,
troppi più altri obbliga
spaventati o distratti
a parlar d’altro
o a parlare solo apparentemente di quello di cui stiamo parlando.
Ma noi non ,vogliamo dire la penultima parola,
la consolante penultima parola
che ci fa sentire abbastanza onesti.
La penultima parola che è
la peggiore nemica dell’ultima.
[...]
Storia ed esperienza mi hanno insegnato
che si deve oggi tendere non ad unire ma a dividere.
A dividere sempre più violentemente il mondo,
a promuovere l’approfondita, la sola vera, la sola feconda divisione,
divenuta sempre più chiara, dolorosa e necessaria,
per entro l’unità creata dal mercato internazionale,
per entro l’unità determinata dal potere e dall’oppressione.
Vuol dire anzitutto distruggere le false divisioni del passato,
vuol dire vedere identificare interpretare
l’unità confusa e corrotta che oggi esiste.
[...]
chi vuol combattere quello che è,
la boria di quello che è,
la simpatia naturale che il potere ha per il potere,
e il partito d’opposizione per il partito al governo,
il rispetto naturale che il ministro prova per il ministro straniero
e il capo di un servizio segreto per il capo del servizio segreto emico,
chi vuol combattere l’alleanza tendenziale di quel che è
e vuoI combatterla in nome di quel che non è ancora
facilmente sarà accusato : di profetismo, di astrattezza, di moralismo,
di “ avventurismo piccolo-borghese”. Non è così che si dice?
Fatelo pure, dunque, se volete e vi nutre.
Domani potrà accadere qualsiasi cosa. Governi e poteri
potranno domani venire a qualsiasi compromesso, oggi inimmaginabile.
Non si resiste soltanto morendo.
Ma nulla potrà fare che non siano stati
questi anni di massacri assolutamente illuminati,
di una parte di noi stessi su di un’altra parte di noi stessi.
Nulla potrà togliere la certezza
che internazionalmente agire contro l’ordine del profitto
e contro la dissociazione degli uomini
è possibile e non è utopia. Che le mete formulate
cent’anni fa dal pensiero rivoluzionario
sono oggi più vicine che mai
per l’enorme carica di furore e di demenza
che s’è accumulata nelle case, nelle fabbriche e nelle armi dei potenti
e da quelle è entrata in noi a stravolgere – o avvicinare? - verità e vita.
Non so se questa sia una parola ultima. Ma chi dice
quasi tutta la verità è certo
il peggior nemico della verità. Chi parla solo dell’oggi
non vuole che il domani venga. Chi dice la penultima parola
è il peggiore nemico dell’ultima.
Mi sono chiesto all’inizio di che cosa si stesse davvero
"Mi sono chiesto di che cosa si stia veramente parlando.
E credo che ragione del nostro discorso
Non sia solo l’atteggiamento da consigliare a noi e agli altri
per la guerra del Vietnam
ma sia: l’uso della violenza.
Oggi molti la violenza costringe a non parlare.
A poche ore di jet da questo luogo. Come sapete: ammazzando.
E a pochi minuti da qui
- ben distribuita fra storiche architetture e autostrade –
Un’altra violenza
troppi più altri obbliga
con le armi dei bisogni falsi e veri,
troppi più altri obbliga
spaventati o distratti
a parlar d’altro
o a parlare solo apparentemente di quello di cui stiamo parlando.
Ma noi non ,vogliamo dire la penultima parola,
la consolante penultima parola
che ci fa sentire abbastanza onesti.
La penultima parola che è
la peggiore nemica dell’ultima.
[...]
Storia ed esperienza mi hanno insegnato
che si deve oggi tendere non ad unire ma a dividere.
A dividere sempre più violentemente il mondo,
a promuovere l’approfondita, la sola vera, la sola feconda divisione,
divenuta sempre più chiara, dolorosa e necessaria,
per entro l’unità creata dal mercato internazionale,
per entro l’unità determinata dal potere e dall’oppressione.
Vuol dire anzitutto distruggere le false divisioni del passato,
vuol dire vedere identificare interpretare
l’unità confusa e corrotta che oggi esiste.
[...]
chi vuol combattere quello che è,
la boria di quello che è,
la simpatia naturale che il potere ha per il potere,
e il partito d’opposizione per il partito al governo,
il rispetto naturale che il ministro prova per il ministro straniero
e il capo di un servizio segreto per il capo del servizio segreto emico,
chi vuol combattere l’alleanza tendenziale di quel che è
e vuoI combatterla in nome di quel che non è ancora
facilmente sarà accusato : di profetismo, di astrattezza, di moralismo,
di “ avventurismo piccolo-borghese”. Non è così che si dice?
Fatelo pure, dunque, se volete e vi nutre.
Domani potrà accadere qualsiasi cosa. Governi e poteri
potranno domani venire a qualsiasi compromesso, oggi inimmaginabile.
Non si resiste soltanto morendo.
Ma nulla potrà fare che non siano stati
questi anni di massacri assolutamente illuminati,
di una parte di noi stessi su di un’altra parte di noi stessi.
Nulla potrà togliere la certezza
che internazionalmente agire contro l’ordine del profitto
e contro la dissociazione degli uomini
è possibile e non è utopia. Che le mete formulate
cent’anni fa dal pensiero rivoluzionario
sono oggi più vicine che mai
per l’enorme carica di furore e di demenza
che s’è accumulata nelle case, nelle fabbriche e nelle armi dei potenti
e da quelle è entrata in noi a stravolgere – o avvicinare? - verità e vita.
Non so se questa sia una parola ultima. Ma chi dice
quasi tutta la verità è certo
il peggior nemico della verità. Chi parla solo dell’oggi
non vuole che il domani venga. Chi dice la penultima parola
è il peggiore nemico dell’ultima.
Mi sono chiesto all’inizio di che cosa si stesse davvero
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