Presentato all'ultima Mostra del cinema di Venezia e uscito sulla piattaforma Netflix lo scorso 15 settembre, l'ultimo film del regista cileno Pablo Larrain cade proprio a fagiolo in questo periodo in cui ricorre il cinquantesimo anniversario del golpe militare di Pinochet nel settembre 1973 contro il governo democraticamente eletto di Salvador Allende . I fatti storici sono ben noti ed è cosa giusta ricordare, per quanto la pellicola non mi sia parsa pienamente riuscita.
L'avvio della trama è sicuramente promettente, poiché l'autore immagina ( potenza della finzione artistica) che Pinochet non sia altro che un vampiro, nato orfano nella Francia settecentesca prerivoluzionaria con il nome di Pinoche. Trovandosi di fronte ai fatti tremendi della rivoluzione del 1789, il protagonista matura un' istintiva avversione verso tutto ciò che costituisce il rinnovamento a scapito dell' ordine costituito e ha poi modo,data la sua propensione a vampirizzare il prossimo, di attraversare le varie epoche storiche fino a ritrovarsi nel Cile del ventesimo secolo distinguendosi, come ben noto, in veste di generale dell'esercito cileno e dittatore spietato dal 1973 in poi.
Ovviamente, pur non essendo più a capo della giunta militare dopo il referendum istituzionale del 1988 in cui la maggioranza degli elettori cileni si era espressa contro il rinnovo della sua presidenza, il generale Pinochet ha dalla sua una notevole fortuna economica dispersa in numerosi conti correnti bancari off shore e per tanto vive agiatamente beneficando i familiari alquanto avidi. Ma è pur sempre un vampiro, ovvero un non morto e deve succhiare sangue, pur provando noia per la sua condizione, mentre i componenti della famiglia vorrebbero tanto che defungesse per spartirsi il denaro.
La vicenda, però, per come viene esposta nel film si ingarbuglia non poco, con l'entrata in scena di certi personaggi non delineati efficacemente che appesantiscono il ritmo. A parte la presenza di un fedele servitore di Pinochet che risulta, anche lui, un vampiro, a un certo punto una delle figlie del generale chiama una suora esorcista che dovrebbe liberare dal demonio l'augusto padre. Non solo: la suddetta suorina si rivela un'attenta detective contabile delle illecite fortune finanziarie della famiglia Pinochet e, inutile dire, queste caratteristiche della religiosa appaiono quantomeno molto fantasiose. L'epilogo di tutto il plot sarà all'insegna di un certo pessimismo, da parte del regista, sull'eventualità che il Male paghi pegno per i misfatti commessi nel passato.
Va dato atto al regista di aver realizzato una favola gotica e dark , immersa in un cupo bianco e nero che genera angoscia, avvalendosi della recitazione notevole di Jamie Vadell nei panni del generale Pinochet. Quello che, a mio avviso, non è ben convincente non è solo una trama troppo affollata di personaggi che appesantiscono l' intreccio. Direi soprattutto che un personaggio storico come Pinochet (da perfetto dittatore come tanti suoi predecessori e successori) ha caratteristiche per niente metafisiche o fantastiche. Diversamente dai cosiddetti vampiri, creature immaginate da certe vecchie credenze popolari, i tiranni non si concedono il lusso di dormire di giorno e agire di notte, ma sono sempre attivi. Non hanno un'eventuale aura magnetica che li renderebbe perversamente fascinosi. Semmai, come seppe descriverli Hannah Arendt in " La banalità del male" , sono persone cosi meschine, grette, opache e grigie da passare quasi inosservate, se non fosse per il ruolo di potere ricoperto. E questo vale non solo per il boia nazista Eichmann, ma per tutti i despoti passati, presenti e (ahimè) futuri. Accomunati dall'incapacità di ammettere le proprie colpe in nome di convinzioni sballate, pronti a giustificarsi dicendo di aver eseguito degli ordini, oppure scaricando la colpa sui fedeli collaboratori.
Chissà, forse quest'ultima sarebbe stata una tesi difensiva addotta da Pinochet se fosse andato a processo per i crimini di cui fu il mandante. Ma morì anzitempo e se la giustizia terrena non lo sanziono`, sarebbe da chiedersi come potrebbe procedere un' eventuale giustizia divina (ammesso e non concesso che ci possa essere un giudizio divino...). A noi mortali non resta altro, semmai, l' impegno a non dimenticare il Male perpetrato ovunque e l'impegno a rendere migliore, nel nostro piccolo, il consorzio civile.
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