Ah, questa musica leggera
Come l’aria quando torna primavera
Se qualcuno tocca
Va di bocca in bocca
La canzone sciocca
da „Musica leggera“
Napoli, Febbraio del 2003. Esco, vado alla Feltrinelli ad acquistare questo cd, un po’ insicuro. All’epoca ascoltavo solo rock, cantautrici (Amos, Mitchell, Fiona Apple per intenderci) e altre cose che, se da un lato mi piacevano davvero (tanto che le ascolto ancora oggi sono i miei capisaldi), dall’altro mi facevano crogiolare nel mio sentirmi alternativo e mi davano l’impressione di superare l’insicurezza e darmi un tono. Però quella sera ho sentito l’impulso di acquistare questo album, un artista appena passato a Sanremo, nonostante una mia amica dell’epoca (spero ancora viva) continuava a ripetermi “Ma veramente ti piace ‘sta musica, ma non é musica da te!”. All’epoca probabilmente non sapevo manco chi ero e ci sono volute mille vicissitudini ad aprirmi gli occhi su un sacco di cose. E forse pure questo album, così delicato, con quasi sempre il pianoforte in primo piano e una voce fragile (che alla lunga può stancare, ma su questo lavoro ci sta come il cacio sui maccheroni) é stato un pezzo del mio percorso. Pezzi raffinati, molte ballate come “La Fuga”, “Sangue fiume caldo”, “Solo un sogno”, “Liberi gli occhi” (il pezzo migliore) che si intervallano a pezzi più pop come “A poche ore”, “Come un fuoco lento” o “Musica leggera”. E in fondo, si tratta proprio di musica leggera, del giusto contrappeso alla pesantezza dell’esistenza. I pezzi più riusciti sono coperte che ti avvolgono e ti dicono “va tutto bene, respira”. La vita va avanti anyways e a volte in maniera inaspettata. Se nel 2003, a Napoli, mi avessero detto tutto quello che sarebbe successo, che avrei cambiato tutto, persino abbandonato l’Italia, non ci avrei creduto. Così come incredula era quella mia amica quando le dicevo che Pacifico, in fondo (dovevo pur sempre darmi un tono), mi piaceva.
Berlino, Aprile 2020. Ne é passata di acqua sotto i ponti. Mentre decido cosa ascoltare scrutando con interesse la pila dei miei cd, sacramente ordinata alfabeticamente, scorgo questo album e ritorno subito a quella sera d’inverno, a quando sono uscito per acquistare questo album, alle mie preoccupazioni dell’epoca (esami, tentativi di accoppiamento, l’attesa del grande amore, coinquilini e altre futilità). Rimetto l’album nel lettore e parte la musica. Ammazza, non mi ricordavo assolutamente di quanto fossero belli alcuni pezzi. Su “Liberi gli Occhi”, inno al pianto, mi viene l’istinto di versare una lacrimuccia, cosa che poi alla fine il mio corpo non fa. E non mi sono reso nemmeno conto di quanto velocemente sia passato il tempo. Ecco, é bastata un po’ di musica leggera a farmi macinare chilometri ed anni. E devo dire che questo album é invecchiato bene, anzi benissimo. Lo farò girare di nuovo nel mio lettore, quando sentirò il desiderio di un nuovo viaggio spazio-temporale. Perché é questo ciò a cui di solito serve muisca leggera come questa.
“Nelle gambe il movimento, sulla testa il firmamento
Si agitano alle mie spalle il mare ed il vento“
Da “La fuga“
Pezzi migliori: “Liberi gli occhi“, “Per non rimanere”, “La fuga”, “Ricomincio ogni giorno”
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