Non è semplice parlare di una musica antica, complessa, stratificata e ramificata come il Flamenco. Scelgo di recensire "Castro Marin", disco del 1981, poiché è il primo disco giunto in mio possesso della vasta discografia dell’artista di Algeciras.
Dopo averne ascoltato con attenzione tutta la produzione, comprese le pregevoli collaborazioni con il celebre Camaron de la Isla, ritengo che questo sia il disco migliore per avvicinarsi a questo artista, che ha permesso a questa incredibile musica di uscire definitivamente dai confini nazionali, contribuendone costantemente all’evoluzione stilistica. Probabilmente queste canzoni non hanno il calore e la passione che sa trasmettere una formazione di Flamenco completa di Cantaor/Cantaora, ma per chi è digiuno di questo genere trovo che questo disco sia più accessibile e “contaminato” di altri, pur non essendo certamente il migliore.
La musica è interamente strumentale e in due brani, Convite e Palenque, troviamo accostate a quella di De Lucia, le chitarre di Larry Coryell e John McLaughlin. Diversi sono gli stili musicali tradizionali (in spagnolo Palos) che De Lucia utilizza in queste tracce: troviamo la Colombiana, la Bulerias, il Fandangos, il Solea e la Rumba. I brani presentano la consueta complessità strumentale ed armonica tipica del Flamenco, ma numerose sono le aperture melodiche, mai banali e di grandi suggestione, rintracciabili ad esempio nel primo brano Monasterio del Sal e nella già citata Convite; il virtuosismo qui non è mai fine a se stesso e spinge lo stesso McLaughlin ad una misurata cifra stilistica che raramente ha manifestato durante la propria carriera solista.
Vale la pena di ricordare che nello stesso anno Paco reincise molte di queste canzoni adattandole in maniera stupefacente per essere suonate con il suo sestetto nell’album "Solo Quieto Caminar", pietra miliare nello sviluppo del Flamenco moderno.
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