Nessun Preambolo. Nessun finale ad effetto.

Asetticamente, come si confà ad un’opera di grande fattura come questa, ma in bilico tra la rappresentazione di una disperazione totale e universale, e un quadro impressionista freddo e distaccato, sciorino qualche riga per introdurre distratti lettori ad un possibile ascolto potenzialmente…non mi viene l’aggettivo. E poi avevo detto nessun preambolo.

Eccolo, Paddy McAloon,  non lo riconosci più. Non c’è più quel dandy po’ snob e moderatamente arrogante che ha calcato gli ’80 e i ’90 a bordo di un bolide silenzioso come i Prefab Sprout. Un millantatore con lo scettro di miglior songwriter in circolazione. Quel premio se lo era costruito e assegnato da solo.

Ora è tutto cambiato. Lasciamo perdere i problemi di salute. Non vederci quasi più è un bel problema, ma si dice che giovi altamente alla sensibiltà musicale e alla capacità di comporre. Bella consolazione. Per lui certamente sì. Ma se non è solo a livello estetico che si cambia, se è l’ambizione che cambia faccia, allora magari si tenta la strada non semplicemente del pop sinfonico di elevatissima classe (non so, vedi Pet Sounds), magari si tenta di percorrere strade alternative all’eccesso, (allora vedi Gavin Byars)  correndo un rischio altissimo, mettendo sul piatto tutte le fiches accumulate in una vita, col rischio di vedersele soffiare via dal primo che capita. Eh sì. La vera malattia di Paddy è sempre stata quella. Una maledetta ambizione a cercare l’album perfetto, prima in ambito Sophisti-pop e ora in ambito quasi classico. Un perfezionismo malato e affascinante.

C’è chi ha bollato questa opera con l’etichetta di Film Music, un po’ come dire va bene come sottofondo ad un documentario sui pesci tropicali o sul lavoro minorile in Polonia, ma ciò è estremamente riduttivo e anche molto fuorviante.

Qua c’è della carne. Buona o no non sta a me stabilirlo. Sta a te. Non mi prendo la responsabilità di giudicarlo per te, non sarò io a decidere per te se vale la pena spingere faticosamente il dito sul tasto sinistro del mouse “Download now” o no. Eh no, troppo facile. Potrei dire “secondo me è così e cosà” ma a te non importa niente del mio giudizio, dato che non ho credenziali al riguardo. Dico solo che c'è un brano iniziale, (di certo debitore al succitato Byars) magnificamente orchestrato, una sinfonia di una ventina di minuti che ti lascia tutt'orecchi, mi sto già sbilanciando troppo, bella o brutta non so, non te lo dico, non mi compete. Il resto aleggia lì, in quello spazio inconsistente tra il corporeo e l'evanescente, tra la grazia di un'aurora e un'orrido fuoco fatuo. Ma darne un giudizio, evidentemente, non mi compete proprio. 

Faccio solo ciò che mi compete, allora. Non ti metto neanche dei sample, nessuno li ascolta. Ti dico di scaricartelo (denunziatemi, marrani!) e di ascoltartelo se ti va. Poi se ti piace te lo comperi. Visto? Nessun finale ad effetto.

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