Caro DeBaseriano che leggi, urge rimediare all'assenza di recensioni per i grandiosi Pagans, misconosciuti esponenti della scena punk statunitense di fine anni ’70, che purtroppo non hanno mai avuto la visibilità ed i riconoscimenti che avrebbero meritato, a causa della limitatissima discografia ufficiale.

«Shit Street» è forse la migliore e più facilmente reperibile tra le raccolte postume, pubblicata dalla benemerita Crypt Records sia nella versione vinile, comprendente 20 tracce, sia nella versione cd, che include anche un live dei Nostri ben registrato.

Il gruppo, originariamente formato dai fratelli Mike e Brian Hudson (rispettivamente voce e batteria), Mike Metoff (chitarra) e Tim Allee (basso), tra il 1977 ed il 1979 ha pubblicato solo 4 singoli (integralmente ripresi in «Shit Street»), assurgendo al rango di gruppo di culto della scena di Cleveland, grazie ad una manciata di canzoni assolutamente perfette in ottica  punk’n’raw.

È sufficiente ascoltare «What’s This Shit Called Love?», strategicamente posta in apertura del disco, per comprendere appieno la devastante forza d’urto dei Pagans, eretta su un suono splendidamente grezzo ad accompagnare una voce sgraziata al punto giusto: non avessero scritto altri brani, solo per questo i Pagans meriterebbero comunque un posto nella Storia del punk mondiale.

Per fortuna, di altre canzoni ne hanno scritte, e pure di ottimo livello. Basti citare «Six And Change» (un monumento al punk più ottuso e demente), la (si fa per dire) melodica «Street Where Nobody Lives», le incalzanti «Not Now No Way» e «Dead End America», il punk-quasi-beat di «Yeah Yeah», e poi … praticamente tutte.

Una menzione doverosa per le riprese di «Can’t Explain» degli Who e «Heart Of Stone» dei Rolling Stones, ma soprattutto «Boy Can I Dance Good» di un oscuro gruppo di Cleveland (chiedo scusa ma neanche mi ricordo come si chiamassero) che richiama alla mente, anche stilisticamente, la «Do You Love Me»  dei Contours resa dagli Heartbreakers di Johnny Thunders: pur non conoscendo l'originale, sono sicuro che la versione dei Pagans rappresenta uno di quei pochi casi in cui il rifacimento è decisamente superiore.

Invito finale al DeBaseriano (anche a quello meno punkettaro): qualunque cosa tu pensi di questa recensione, fatti un piacere, PROCURATI QUESTO DISCO!

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