Ora dirò una bestemmia. Ma secondo me ci sta. A volte, anche se molto raramente, Zorn esagera. Risultato? Una interminabile rottura di cazzo. E questo disco che celebra i suoi cinquant'anni è una di quelle rotture di cazzo che non ti vorresti mai aspettare da uno come lui.
Tre pezzi, due dei quali ("Your Inviolable Freedoms" e "Dpm")sono lunghissime e noiosissime improvvisazioni free jazz e noise (accettabilissimo) più un po' di merda spalmata qua e la' (che trova difficili spiegazioni). E' come se l'album vomitasse suoni, c'è voglia di strafare, ci sono molte soluzioni improbabili, c'è una voce, quella di Mike Patton (Faith No More) che è tutta da vedere in un determinato contesto. Insomma, c'è un disco non riuscito di un grande artista, un genio, uno che va al di là di tutte le avanguardie, uno che ci ha quasi sempre spiazzati. D'altra parte è difficile mantenere alti livelli quando si registrano cosi tante cose, quando si hanno cosi tante collaborazioni, quando si ha voglia di sperimentare, quando ci si chiama John Zorn. A volte bisognerebbe fermarsi a ragionare prima di fare un disco. E pensare magari di fare meno cose, ma meglio.
Ok, detto questo, Zorn rimane un genio. Se lo volete ascoltare sul serio, comprate qualcosa d'altro.
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