Se ultimamente avete ascoltato troppa roba astrusa e rumorosa e avete bisogno di rinfrescarvi le orecchie; se siete dei nostalgici degli anni 90 e rimpiangete i tempi in cui a farla da padrone nei vostri walkman erano gruppi come My Bloody Valentine, Slowdive e compagnia bella; se il balsamo per il vostro spirito siete soliti trovarlo esclusivamente sognando ad occhi aperti; in questi e in molti altri casi questa pietra miliare dello shoegaze vi si adatterà alla perfezione.
Va detto, la forza dell'opera in questione non sta certo nell'originalità e nell'innovazione, nel senso che, per quanto riguarda la forma, si inserisce senza clamore tra le sonorità di molte altre band dell'epoca, con i vari stilemi propri del genere, su tutti il tono etereo e sognante sia della voce maschile di Ian Masters che di quella femminile di Meriel Barham. Ciò che invece rende il disco degno di nota è la sincerità con cui sembra essere stato concepito, quell'approccio alla composizione spontaneo e mai sopra le righe che dona all'insieme scioltezza e scorrevolezza da un lato e vari momenti di pura classe da un altro. Gli arrangiamenti sono sempre ponderati e mai fine a se stessi, non si avverte mai l'ansia di raggiungere l'ascoltatore ad ogni costo, né tanto meno di spiazzarlo o sorprenderlo. Vuoi per la natura intima delle canzoni, vuoi per l'attitudine docile della band, la musica di quest'album vive sottovoce, rifugge il protagonismo per dedicarsi esclusivamente alla formalizzazione del sogno. Dinamiche emotive avvistate ma inafferrabili, paesaggi e umori che, nell'impossibilità di essere descritti, vengono più semplicemente (?) celebrati.
La musica. Il disco alterna momenti più grintosi (l'iniziale "Throwing Back The Apple", una sorta di "Freak Scene" in salsa shoegaze; "Ordeal", che suona come gli U2, quelli veri; "Hunted", la più spigolosa, grazie alla batteria energica, a tempi dispari e alle esplosioni della chitarra) ad altri più rigorosamente ammalianti e d'atmosfera ("Thread Of Light", "Shell", "Hair Shoes", "Neverending Night", "A Thousand Stars Burst Open"). In generale, il suono liscio e omogeneo è impreziosito da un eclettismo riscontrabile più nei particolari che nella struttura intera delle tracce.
Potrei dilungarmi, aggiungere informazioni più dettagliate, qualche ulteriore indicazione... sarebbe come tentare di acchiappare un fantasma.
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