Quando si fa musica pop, intesa come esplicitamente o meno rivolta all'ascolto radiofonico, la linea che separa un artista che ha effettivamente qualcosa da dire da un semplice prodotto pensato per il consumo mainstream è notoriamente sottilissima. Quando poi si tratta di gente che cavalca l'onda di una moda o della rinascita di un particolare genere musicale le cose si fanno ancora meno chiare; e così quando in seguito al successo del revival soul di Amy Winehouse sono spuntati cloni su cloni della cantautrice britannica, peraltro con risultati che passavano dal mediocre all'inascoltabile (su tutti l'insopportabile Duffy), non si poteva sapere se l'allora esordiente Paloma Faith fosse solo un fuoco di paglia destinato a spegnersi nel giro di qualche mese oppure qualcosa di più.

Certo, l'album di debutto era un lavoro pop-soul notevole e con qualche perla degna di nota (ascoltare, a tal proposito, la maestosa e teatrale "Play On"), ma il primo disco lo si può azzeccare anche quasi per caso e se con la seconda fatica di studio "Fall to Grace", più elettronica e cinematografica del predecessore, la vocalist rossocrinita lasciava intendere di poter durare di più di una bambolina di plastica qualsiasi, è solo con il terzo full-lenght che assesta il colpo e si conferma un'artista effettivamente capace di elevarsi al di sopra della musica pop odierna.

Va detto che in realtà la ragazza aveva mostrato già da subito di avere le basi per poter fare bene il suo lavoro: oltre a una voce notevole e perfettamente adatta al genere da lei cantato, spiccavano infatti il suo look stravagante e il suo essere un personaggio allegro e sopra le righe in un mondo musicale in cui ci si prende spesso un po' troppo sul serio. L'immagine però non è niente senza delle buone canzoni e gentaglia come Rihanna, Katy Perry e Lady Gaga è lì a dimostrarlo; Paloma però sembra esserne consapevole ed ecco che invece di aspirare a diventare come le "artiste" prima citate preferisce rifarsi alla leggerezza di Cyndi Lauper, da cui prende esempio nella carica interpretativa e nel modo di porsi schietto e privo di finte carinerie, pur senza rinunciare a un abbigliamento decisamente bizzarro.

Musicalmente parlando invece, la ragazza, in questo "A Perfect Contradiction", abbandona in parte le atmosfere da musical retrò dei primi due album per dare voce a una sorta di sfilata carnevalesca che pesca a piene mani dalla musica di qualche decennio fa, passando con disinvoltura da pezzi che ricalcano la disco anni '70 à la Donna Summer ("Impossible Heart" e la notevole "Mouth to Mouth", prodotta da Raphael Saadiq) a qualche orecchiabile accenno electro-swing ("Can't Rely On You", che si avvale della produzione di Pharrell Williams); il meglio di sé però Paloma lo da nella parte centrale dell'album, che si immerge nel più tradizionale sound Motown regalandoci sia notevoli ballate che sembrano cantate da un'ugola di altri tempi ("The Bigger You Love (The Harder You Fall)", "Love Only Leaves You Lonely" e "Only Love Can Hurt Like This", che mettono in risalto le notevoli doti vocali della Faith senza sacrificarle sull'altare del virtuosismo fine a se stesso) sia episodi carichi di groove (l'energica "Trouble with My Baby") e omaggi a grandi interpreti del soul quali Aretha franklin ("Take Me") e le Supremes ("Other Woman") e la più giovane, ma promettente Joss Stone ("Taste my Own Tears").

Quasi tutto perfetto insomma, anche se proprio l'attingere così tanto da altri interpreti del passato priva in parte "A Perfect Contradiction" dell'unicità che invece in "Do You Want the Truth or Something Beautiful?" e "Fall to Grace" si faceva sentire di più, anche se la grinta interpretativa di Paloma, la passione e la cura con cui il lavoro è stato confezionato e la picevolezza con cui il disco scorre dall'inizio alla fine, peraltro con una qualità media abbastanza omogenea, compensano in parte il suo essere un po' troppo tradizionale. In poche parole, promozione meritata per la Faith, da cui però, al prossimo album, sarà lecito aspettarsi di più.

Voto: 3,5

P.S: da segnalare il live video di "Can't Rely On You" registrato in una cucina, decisamente simpatico e che consiglio di vedere. 

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