Acquarelli, sospensione, leggerezza, pace... Ma anche un'esposizione di una bellezza con la stessa frequenza d'onda della nostra anima. La limpidezza dei suoni, la presenza della voce che con la sua freschezza pacata ci racconta che il segreto della vita è di fronte a noi, è tutto là davanti con la sua essenzialità.

Mangiare una mela mentre si passeggia, commuoversi per un sorriso, brividi nel ricordare la gioventù, guardare i colori dell'autunno dalla finestra mentre fuori piove, bighellonare nel tuo essere... Ma non c'è tristezza, solo una velata malinconia che salda l'indissolubilità con l'esser felici. E una felicità retroattiva galoppa per tutto il disco.

Un lavoro del 1985 uscito per la Resistance Records, Marina del Rey CA 90295, quell'etichetta che diede alle stampe i primi lavori dei 17 Pygmies, roba californiana dunque. E due "pigmei" fanno parte della formazione, sono Jackson Del Rey (chitarre, tastiere, percussioni) e Robert Loveless (piano, vibrafono, fisarmonica) che insieme a M Rima (canto), Aki (voci), Russell Jessum (violino), ci fanno un bel regalo.

Strumenti inusuali ma precisi nel tracciare l'inutilità della frenesia del vivere. L'assenza di mercato delle arie ci nutre animicamente, la comunicazione non è falsata da convenienze, tutto è lì davanti chiaro e diretto ed esclude umanamente un confronto indotto suggerito dall'esterno.

L'interiorità è visibile e si presenta senza l'inganno del luogo comune del velo d'angoscia. Il trucco della sofferenza è anestetizzato per tutto l'ascolto del disco. Si fluttua in regioni impersonali senza pensieri ma piene d'immediato.

Vogliamoci bene e culliamoci in questa disarmante felicità. Profonda è questa semplicità. L'invisibile che ci necessita è davanti a noi, questo "rifugio" ce lo porge, abitiamolo... Qua la mano!

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