A Phil Anselmo piacciono i Black Sabbath. Che ci vuoi fare, pure a me piacciono, ma all'(oggi) uomo dei mille e passa gruppi i Sabs piacciono davvero tanto. Per sua stessa ammissione non ha fatto altro che ascoltarli per dieci anni di fila (credo corrispondenti alla carriera dei Pantera vista la metamorfosi) e questo spiegherebbe il disco in questione.
Un tributo agli Dei Iommi e Ozzy e alle sonorità doom che caratterizzavano i primi lavori della band inglese. Non riesco a spiegarmi altrimenti un simile lavoro, permeato di episodi scadenti e banali (Uplift, You've got to belong to it, It makes it disappear) e altri sublimi (l'opener "Hellbound", "Goddam Electric" con il contributo alla chitarra di mr. Kerry King, I'll cast a shadow). Il disco si muove coperto dall'ombra dei Sabbath più Heavy, contraddistinto dal timbro vocale di Phil (sempre più lacerato a causa degli eccessi del frontman).
Ogni volta che metto su "Reinventing The Steel" penso ai primi dischi, ad Anselmo con la testa rapata che saltava da una parte all'altra degli Stage in cui suonava, alla mitica scena del GOM 1998 (in cui i Pantera suonavano da spalla proprio ai Sabs) in cui si piantava ripetutamente il microfono in fronte durante "Walk" finendo il concerto con la faccia coperta di sangue e alcool. Evito gli ultimi terribili Pantera barbuti che si squagliavano di fronte alle ultime prove on-stage del tour a supporto di questo disco.
Da quando poi Phil ha cominciato con gli innumerevoli Side-Project ( Down prima, Viking Crown, SuperjointRitual e collaborazioni con l'"amicone" Killjoy poi) la band texana è davvero sprofondata.
Proprio a causa di questo disco all'interno della band scoppierà il caos e il conseguente split, con i fratelli Abbot (tendenzialmente verso il Thrash e l'Heavy in generale) da una parte e Phil (dominato dai demoni doom e dalle sonorità più marce) dall'altra.
I Pantera non potevano finire peggio la loro carriera, con un disco ottimamente suonato e tecnicamente eccellente, ma privo dell'impronta che fino a quel punto era sempre presente nei loro lavori. Io dico: "Peccato, cazzo..."
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