"Giornata storica" vede Paola & Chiara in una fase calante. Il periodo di "Ti vada o no" (versione di "I Won't Say (I'm In Love" di Belinda Carlisle, per il cartone "Hercules" della Walt Disney) e "Per te" non ha fatto che confermarne la popolarità. Il lancio del primo singolo "Colpo di fulmine" determina un arresto. Personalmente non ho amato questo singolo: musicalmente oggi lo ritengo piacevole; testualmente mi riporta ancora alle situazioni adolescenziali di "Ci chiamano bambine" (come anche altri 2/4 dell'album).

L'album riporta nel libretto del cd la seguente dedica: "...alla memoria delle vittime della strage di Omagh (ad opera di un'ala scissionista dell'Ira) e allo spirito di tutti i poeti guerrieri che si sono battuti e si battono per la libertà", come l'album precedente riportava qualcosa di simile: "Questo disco è dedicato alla memoria di nonno Mario e a tutti i cuori impavidi sparsi per il mondo che combattono per la libertà".

Ho parteggiato per questo disco quando è uscito nel 1998: il suo insuccesso mi ha dispiaciuto. Sì, non contiene brani che possano rimanere hit come il precedente, ma qualcosa di buono si ritrova, a livello di testi. Le musiche sono carine, e riflettono una certa voglia di cambiamento (anche se le due sorelle sono pur sempre giovani e non le si può considerare delle propositrici di qualcosa di "musicalmente" interessante, come invece potrebbero averlo fatto ad esempio gli Oasis).

I brani che prenderò in esame sono pochi. "Siamo noi", seconda traccia dell'album, è un pò una difesa alla generazione di allora e di oggi accusata di non aver valori. Per questo, mi rivolgo a Fabrizio de André:

"Non è che i giovani di oggi non abbiano valori: è che hanno dei valori che noi non riusciamo a capire, perché siamo attaccati ai nostri".

Se i valori sono materiali e non morali, anche io un pò mi schiero contro. Se sono morali, mi trovo pienamente d'accordo. Se tutt'e due, forse anche sì.

"Tutti quanti abbiamo un fuoco dentro/il compito di tutti i nostri sogni/è quello di non farlo spegnere mai".

Inizia così "Non puoi dire di no", una canzone sul come vivere la vita in libertà, a camminare avanti mai voltandosi indietro e dare una realtà ai propri sogni. L'unica canzone di successo dell'album nel cui video Paola & Chiara si mostrano con un look un pò strano e trasgressivo, e dove a me dà modo di apprezzarle in circa 3/4 del video prima di passare ad altra opinione, senza però "disprezzarle".

(Questa sembra una metamorfosi durata un anno: capelli lunghi e abiti da adolescenti; capelli tagliati e gonne lunghe [bellissime al Sanremo del 1998] e ora così).

Racconta Paola a "Music line" nel 2004, su Retequattro: " "Giornata storica" è un album venuto fuori in un momento di tensione con i nostri discografici.".

E poi "Nina", canzone su una ragazza un pò difficile, che "come un bel fiore di vetro cadrà in mille pezzi ogni volta che farà un passo indietro" - nonostante il cantato da donne forti di Paola & Chiara, trovo un certo affetto nei confronti del personaggio. Ultimo singolo dell'album.

Le canzoni pacifste in Italia hanno avuto in Fabrizio de André un primo cantore. "La guerra di Piero" è il suo brano più famoso. "Soldati" a conclusione del disco è un pezzo pacifista, un episodio a parte nel repertorio delle due sorelle milanesi. Fatto bene, è una delle canzoni più irlandesi di tutto l'album; nei credits si può leggere infatti:

"uillean pipe, tin whistles, bodhran, bouzouki, intro irlandese: Massimo Giantini".

Se nelle canzoni di De André si contano solo rime, in questo brano ci sono un pò di rime e qualche assonanza. Questo brano è un pò strano per le due sorelle le cui voci hanno sempre cantato di momenti adolescenziali. Ma se questo fosse un prezzo da pagare per tentare di fare qualcosa, va bene.

"Giornata storica" quindi non si rivela un passo avanti commerciale (risultato simile capitato a "Blu" nel 2004 e al recente "Win the game") e le due sorelle rimarranno a galla grazie alla televisione.

Il dopo... è venuto adesso. Paola & Chiara hanno abbandonato il look adolescenziale (con le eccitanti bocche rosse sulla copertina di "Ci chiamano bambine") per mostrare di essere donne nella copertina di questo album (meno trucco dell'album precedente. Belle come sempre). E mi dimostrano che se non lasceranno alcunché di significativo nella musica italiana, il mix di "impegno" e di "trasgressione giovanile" (a volte evidente, a volte no) le farà ricordare un pò come dei personaggi "a parte".

Dal 2000 in poi look di donne emancipate, mai definitivamente abbandonato.

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