Non storcete il naso. Si sto parlando di Paola Turci, la "ragazza di Roma".
Ricordate? La cantante da hit più o meno di successo, più o meno dignitose ("Sai che un attimo", "Sabbia bagnata", "Saluto l'inverno" ecc.).
Non storcete il naso. So che è stata a Sanremo (ha vinto per tre anni il premio della critica, ha vinto un Sanremo giovani). So che ha un brutto repertorio. Ma davanti a questo album, bisogna alzare le mani. "Dimentichiamo tutto" è il singolo trainante (singolo? di singoli radiofonici qui non se ne vedono): e allora dimentichiamoci dei Sanremo, dei premi della critica, delle hit estive. Proviamo a guardare quest'artista in maniera meno snobista. Perchè, per quanto possa appararivi strano, "Tra i fuochi in mezzo al cielo" è un bell'album.
Non nego che ci vuole pazienza per farsi accarezza dalle dieci tracce del disco, ma se abbandonate i pregiudizi, sono sicuro che ce la farete. Il disco si apre con due confessioni, "Stai qui" e "Come eravamo". Sono canzoni scarne, minimaliste. Bellissime. Non sono canzoni cantate, sono canzoni sussurrate. Ma non per questo meno potenti: lacerano, penetrano, affondano.
Sullo stesso stile è la stupenda "L'inverno senza neve":
"ed è stato in quel momento, nell'istante in cui ogni parola diventava un bacio, che l'inverno arrivò..."
è una canzone dal testo semplice, fatta di nebbia e dissolvenze. Di letti abbandonati e sorrisi non più ricevuti. Diretta e per questo così terribile.
Il resto non è meno privato, meno intimo. Si tocca l'islam ("Troppo occidentale"): una donna che vuole liberarsi dei limiti, dei divieti, che vuole semplicemente vivere. Da segnalare la collaborazione al basso di Max Gazzè (suo grande amico). Il suo intervento è anche in "Fiore di giardino" e "Quasi settembre": la prima tocca l'argomento della pedofilia, della violenza su una bambina che da adulta vede il suo carnefice invecchiato, oramai sul viale del tramonto. Ed è la fine di ogni cosa. Il carnefice è vittima della vita. Del tempo. La vittima è lacerata dal carnefice. Dal tempo.
"è un illusione il nostro viaggiare partire, per poi ritornare"
in "Quasi settembre" il tema è la morte, il momento in cui l'anima si stacca dal suolo. Cosa si pensa? Qual è l'abbraccio che si cerca? Come trovare il nostro destino?
"Lasciamo credere": è l'ennesima perla, di nuovo il tema della morte, ma non di se stessi, bensì dei propri cari. L'importanza di mantenere un legame. La paura di perderlo. Da segnalare la cover "Tu non dici mai niente" della canzone di Leo Ferrè. E infine, storia a parte, il capolavoro arriva con "Rwanda": premio Amnesty International 2006 (fresca la notizia che quello el 2007 se l'è aggiudicato Bersani). Canzone bella e graffiante. Ritmata e sentita. Si ricorda il genocidio del 94, la morte, la libertà sottratta, la mancanza di ossigeno, la follia dell'uomo.
"quando il silenzio esploderà questa terra sarà già deserto"
So che forse vi farà strano crederlo o accettarlo. Ma questo è un lavoro impegnato. E' un lavoro difficile, in cui la Turci ha speso molto e ha investito molto. Forse non vi piacerà, ma una possibilità dategliela, non è giusto sottrargliela per un pregiudizio. Perchè è senz'altro arte.
Carico i commenti... con calma