Gli effetti e gli affetti della dissoluzione degli Scisma ora abitano tutti insieme nel diario violato del signor Benvegnù.
Prevaricate le parti al suo interno racchiuse vi si penetra in una superficie di soavi esposizioni imperniate di dolci sofferenze, brividi ermetici e poetiche intuizioni.
Qui vi si fondono le fondamenta di minuscole narrazioni sputate da un cuore violentato troppo spesso.
Solo ora, a fronte di tali doverose premesse, vi si dà il benvenuto nei piccoli fragilissimi film del cantautore (mai come ora può essere considerato tale, ecletticamente galleggiato nelle meraviglie paludosi e frastagliate del gruppo di cui ne era fondatore) e, tanto vale dirlo subito, è un gran bella accoglienza.
Un congegno esploso da sé. E inevitabilmente ristabilitosi dopo un morboso tentativo di “ricostruzione del proprio essere”.
Come ricostruirsi allora?
Tanto per iniziare, aprendo le danze con la sinfonia sottovuoto de “Il mare verticale”, incipit e primo dei vertici del disco tutto. La canzone d’autore come catarsi che nasce riservata e si scopre universalmente come una spina che più volte ha scolpito (e scolpisce) i lividi sulla nostre pelle.
Ci sarebbe poi, al congedo del primo affondo, l’immaginario della sfida con le schegge di pietre da scagliare nel fiume facendole balzellare nell’acqua. Chi non l’ha mai provato?
In quell’istante si frantumano le distanze e ci si riconosce, assicura l’autore. Non posso che condividere e cedere alla seduzione di codesta altra gemma (per l’appunto “Cerchi nell’acqua”).
Oltre, qualcosa lo si può solo fantasticare in un senso di magistrale sospensione. E ci proietta in una lontanissima nebulosa inebriante e raffinatamente unica. Sto parlando di “Io e te”, terza traccia di un percorso che si rivelerà inesplorato, mistico e insidioso. Si avrà modo di scambiarsi confidenze davanti ad un falò e pensare a come ricucirsi senza infliggersi del troppo spasimo.
In quella occasione, mirando brace ardere, si considererà come le cose possano subirci quasi indifesi. E quindi avere un sentimento identico agli esseri viventi (“Il sentimento delle cose”).
E ci si sofferma su come possa “essere stupido pensare di essere soli”. Insomma la saggezza in forma canzonetta.
“Fiamme” e “Brucio” sono invece sorelle di una stessa psichedelia notturna, impalpabile e incontrol(labile). Dello stesso sentore di rumori nel cuore della notte.
“Suggestionabili” è l’ennesima prova che certe verità sacrosante non trovan senso nella loro repressione. In ogni caso le si voglia valutare hanno i loro effetti collaterali. Comunque e sempre.
Nei successivi movimenti, tra botole schivate e rovi affamati, c’è anche spazio per la serenata romantica e sognante da dedicare a sé stessi, perché la posta in gioco è alta (ricostruirsi) e il tragitto non ancora al termine.
Talvolta ci si distrae e ci si sopravvaluta forse, (“Only for you” rispetto al resto è decisamente una caduta di tono) ne si pagano le conseguenze e si sta più svegli e creativi.
Dopo aver percorso il mondo apparentemente fatato, musicato da un polveroso carillon in “Quando passa lei”, si giunge alle armonie orchestrali e struggenti della magnifica “Catherine”, venere riapparsa nell’abbaglio di un'eterna notte.
Di prossimo rimane solo lo scampolo di un getto improvviso di lacrime amare scandite al suono febbrile di strazianti sviolinate che chiudono i solchi dell’itinerario. L’itinerario del restauro della propria anima.
Altro giro, altra corsa.
Voto 4.5 (la scaletta del disco cosi com’è, purtroppo, lo penalizza un po’ nella sua interezza. Rimane comunque un bellissimo lavoro, splendidamente arrangiato ed eseguito da una serie eccellente di musicisti dell’area fiorentina. Consigliatissimo)
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