"Psiche". L'ultima fatica del Conte è un lavoro maledettamente spoglio e di una semplicità che risulta essere quasi ostica. Paolo Conte ci offre, come da tradizione, canzoni brevi e indubbiamente affascinanti nel loro tiepido ermetismo, e tuttavia questo album alle volte sembra dissolversi nel suo stesso sentimentalismo dolorosamente rarefatto.
Buona parte di "Psiche" è malinconicamente toccante: le note affondano in un languido intimismo fatto di passioni e di sfuggenti ma pittoresche immagini mentre l'inconfondibile voce dell'artista dipinge, con una certa eleganza, (auto?)ritratti dai contorni morbidi e sfocati.
"Psiche" (la title track) è una rassegnata e tremebonda confessione al cospetto di un pianoforte, specchio di speranze sbiadite, e "Intimità" è, proprio come svela il titolo, un attimo di nuda e pacata poesia che lascia intravedere radici di chiara ma delicata matrice jazz presenti qua e là nel corso dell'album ma spesso accantonate a favore di gommosi sprazzi di synth. Piacevole è il ritmo vagamente pulsante di "Big Bill" e "Coup de Théatre" incanta con la sua sensualità grazie alla voce di Emma Shapplin che intona sospiri su fraseggi francesi, ma è soprattutto con la traccia conclusiva "Berlino" che il tempo si sospende sulle note albeggianti di un sax, cedendo il posto al caldo bagliore del piano.
Non mancano certo i momenti ballabili e trascinanti incarnati nello swing, nel tango o più semplicemente in ritmiche decise e movimentate che in questo caso possiamo trovare in "Velocità Silenziosa", nell'appassionata "Ludmilla" oppure nella spensieratezza di "Danza della Vanità", tutte tracce che tradiscono comunque quel senso di nostalgica malinconia racchiusa nella voce del Conte.
"Psiche sa leggere, scrivere, pallida lampada araba", ed è un album che vive del suo lume timido e soffuso, risultando a tratti morbosamente onirico -basti sentire l'atipica "Omicron" per farsi un'idea. Da ascoltare, magari, mentre si è bloccati nel sonnolento traffico notturno, immersi in una babele di fanali fiacchi e cremisi, con una pioggia leggera a blandire e sciogliere ogni contorno e con un Paolo Conte, perso in amori distanti e nella magia di suggestivi paesaggi d'altri tempi, a scaldare il nostro cuore stanco.
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