Mai come negli ultimi mesi la mia casella postale su DeBaser è stata intasata da richieste di utenti del sito che mi chiedono di commentare e valutare con l'opportuna oggettività le vicende relative al c.d. "Rubygate", che - a mo' del "Watergate" di nixoniana memoria - potrebbe imporre un'interpretazione della recente storia italiana ed influenzare gli sviluppi della dialettica politica, decretando il collasso del berlusconismo e l'avvento di nuove maggioranze parlamentari e governative.
Confesso che il compito richiesto era (ed è) improbo, comportando una rilettura del sistema alla luce di categorie disomogenee, come la morale, i rapporti fra sessi, le modalità di emancipazione della donna in riferimento alla sua autodeterminazione ed alla possibilità di sfruttare, anche fini economici, la propria libertà: se, come, sottolinea Isabel Allende e come ci ammonisce la storia di Moll Flanders, ogni emancipazione femminile passa attraverso l'indipendenza economica, allora anche lo sfruttamento del proprio corpo, o di specifiche parti di esso, lo può essere, si chiami la donna Diotima, Saffo o - in ipotesi - Ruby, Nicole, Maryshtelle o altro, che una tappa tormentata, complessa e rispettabile di questo percorso di liberazione e crescita.
Più in generale, occorre interpretare i destini di un potere carismatico, come certo lo è quello berlusconiano, basato sull'immagine, sul messaggio, sul linguaggio del corpo e sulla stessa fisicità del leader politico: leader che, a differenza degli antichi insegnamenti d'un Machiavelli, secondo il quale il tiranno deve essere temuto (e odiato) per rafforzare il proprio potere, tenta in tutti i modi di farsi amare e di intessere con il corpo della Nazione - quasi fosse un corpo femminile ed un'alterità da sedurre - un rapporto amoroso, una immedesimazione ed un'empatia basata sulla sensualità e sulla pienezza dei sensi, come del resto gli impone il suo essere nato (junghianamente) sotto il segno della Bilancia, dominato da Venere.
Che siano questa immedesimazione e questa empatia che solo Berlusconi sa tessere con il corpo della Nazione italiana una delle possibili chiavi del suo successo, mi sembra scontato, senza dover troppo aggiungere a quanto osservato nel mio saggio dello scorso giugno.
Che la dimensione affettiva e sensuale del berlusconismo (il fatto che Berlusconi non sia semplicemente "supportato" o "sopportato" dalla sua maggioranza, ma sia amato dai suoi elettori, e, soprattutto, elettrici) lo allontanino da qualsiasi modello teorico di "tiranno", sempre secondo le categorie politologiche tradizionali, mi sembra di pari evidenza.
Ciò porta a concludere come la sua leadership carismatica sia qualcosa di profondamente moderno, e modernamente profondo, nell'attuale contesto sociopolitico, distaccandosi da ogni precedente storico, proiettandosi in un "futuro" che, per certi versi, è già "ora".
Quasi a suggerirci che ogni leader futuro dovrà farsi amare, prima che comprendere; sedurre, prima ancora che convincere; soddisfare i bisogni affettivi delle persone che compongono il corpo elettorale, prima ancora che quelli razionali; porsi, in rapporto alle varie fasce di età e di elettorato, in una dimensione emotiva: ora impersonando il figlio devoto (anziani), ora il partner facondo (coetanee), ora il compagno d'avventure galanti (coetanei), ora il genitore munifico (giovani), sempre e comunque l'amico fraterno con cui festeggiare le vittorie sportive, con cui godere del piacere estetico dato da una rappresentazione teatrale, da una canzone, da un film, da un programma televisivo, dall'acquisto di un libro, o, semplicemente, dalla contemplazione della bellezza nel suo senso più pieno e nel suo puro EsserCi, rappresentato - nella normalità dei casi - dalla bellezza femminile come sintesi di ciò che di meglio la vita può offrirci qui ed ora.
Non è pertanto casuale che, a suggello di quanto sono venuto osservando, lo stesso leader politico spesso lamenti il fatto di non essere amato e ricambiato da una fascia della popolazione, per quanto essa sia stata esigua negli scorsi anni e mai apertamente e fattivamente ostile nei suoi confronti (subendolo, più che opponendosi ad esso: di qui le metafore freudiane d'un Altan, la nota barzelletta sulle notti d'amore di mamma Rosa e papà Luigi, la ricerca di nuove "narrative" politiche che ben evidenziano la condizione quasi infantile in cui versa questa fascia di corpo elettorale).
E nemmeno sarà un caso che attenti notisti politici come Giuliano Ferrara parlano espressamente di Lui come "l'amor nostro", o che giornalisti come Minzolini siano motteggiati dagli avversari per la propria fedeltà ad un certo concetto di Italia ricorrendo ad analogie con l'affetto canino, alla stessa stregua con cui, anni addietro, Emilio Fede veniva perfidamente - ed ancora una volta: infantilmente - ribattezzato "Emilio Fido".
Se la parola chiave per comprendere il fenomeno è dunque l'amore, viene in gioco il rapporto a volte ambiguo ambivalente che si crea fra gli amanti - la dimensione conflittuale e dialettica implicita nel rapporto affettivo come l'esigenza di "riconoscimento", nel senso scopertamente esistenziale del termine - e, con esso, la rivendicazione sottesa ad ogni amore tradito: sono allora evidenti i limiti dell'attuale temperie ed i limiti stessi entro cui si muove il pur ottimo, ficcante, informato, malizioso, accorato, libro di Guzzanti.
Scritto da una persona che aveva creduto profondamente in Berlusconi (rischiando financo la vita nell'ambito del noto "affaire Mitrokhin") il libro è anche la rivendicazione di una persona tradita negli affetti e nella speranza di un riconoscimento, prima ancora che nella convinzione politica liberal-conservatrice; al contempo, valorizzando la prospettiva del tradito, tende irrimediabilmente a colorare la semantica delle azioni del traditore verso il mondo relativo alla prostituzione e, più in generale, all'esercizio di una autodeterminazione sessuale che rafforza il senso di esclusione di chi patisce, reificazione del sentimento di chi non si vede ri-conosciuto nell'integrità del suo Essere.
Ecco, allora, che il salace neologismo "mignottocrazia" assume un'altra colorazione, e lo stesso "scandalo Ruby" va colto nella chiave simbolica e politica di un Paese che, in definitiva, chiede a gran voce di essere ri-conosciuto nella sua alterità e nella soddisfazione dei propri bisogni, chiede di essere amato proprio nel momento in cui nega l'amore.
Per gli utenti medi del sito: come l'amato, nel dare della "poco di buono" all'amante fedifraga, chiede di essere amato; come l'amata, nel comunicarVi il suo spregio e nel giustificarVi la propria condotta, sottende comunicarVi un bisogno d'affetto; come lo stesso ateo, nel negare ogni possibile amore divino, manifesta in definitiva la carenza ed il bisogno di una dimensione trascendente; così i critici di Berlusconi, opponendosi ad esso, gli chiedono un riconoscimento: perchè - parafrasando Gaber - Berlusconi è parte di loro.
Restano quindi al di là del discorso che si va facendo le implicazioni penali che coinvolgono le frequentazioni del Presidente del Consiglio, rispetto alle quali nulla si può dire, né, seguendo questa categorizzazione, interessa dire, se non cogliendone ancora una volta la dimensione dialettica, connessa ad un'ulteriore esigenza di "riconoscimento" di un'infedeltà traslata ed astratta sui rapporti istituzionali, ma sempre tesa a rivendicare la mancata attenzione dell'amato e la delusione, o rabbia, che ne consegue.
Non che, con questo discorso, si intenda relativizzare e stornare il lettore dalle colpe dello stesso Presidente.
In tutta la vicenda, i limiti del berlusconismo appaiono infatti evidenti, ed incompiuta appare probabilmente la sua vicenda politica: se Berlusconi avesse soddisfatti i bisogni di tutti, e non solo di una parte; se si fosse fatto amare anche dalla sinistra, e non solo dal centro-destra; se non si fosse contrapposto frontalmente con il PCI-PDS-DS-PD ma si fosse posto, nel '94, come leader di un centro che guardava tanto ad AN-Lega quanto, rivalutando le radici socialiste comuni, l'area di sinistra, le cose sarebbero andate diversamente per tutti, ed anche gli amanti traditi avrebbero colto, in Lui, quella sintesi degli opposti che la metafora amorosa ci impone di seguire fino al suo esito ultimo, e dunque fino alla dimensione totalizzante, in una visione d'insieme in cui amante ed amato si confondono e sono essi stessi un'unica cosa: quasi che Berlusconi sia l'Italia intera, quasi l'Italia unita coincida, in questo centocinquantenario, con Berlusconi.
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