Immaginate una scolaresca qualunque di una qualunque cittadina della provincia italiana ripresa da una cinepresa nascosta; immaginate che tutti i ragazzi siano talmente spontanei da sembrare non "attori" che stanno interpretando degli studenti, ma studenti che non stanno interpretando proprio niente tranne se stessi (cosa difficilissima da realizzarsi a livello cinematografico..), dando l''illusione che tutto stia accadendo mentre lo si vede, che sia cioè in presa diretta..; immaginate che i dialoghi siano così autentici e così poco "Moccia", da suscitare un emozione che a volte sconfina nella commozione.. Avrete fotografato in pieno l'atmosfera che si respira in questo film indipendente, dal titolo "L'altra scuola" del regista Paolo Maria Mancini, presentato al Festival del Cinema Internazionale di Salerno pochi giorni orsono. Sì, perchè la mia prevenzione di stare per assistere all'ennesimo filmetto girato con pochi soldi e con mezzi di fortuna, si è dissipata dopo una quindicina di minuti, allorchè mi sono reso conto che il "filmetto" in questione mi stava emozionando..

Girato in maniera autarchica ma in assoluta dignità professionale, i ragazzi di un Istituto tecnico delle Marche (mi sembra di Macerata..), sono bravissimi e assolutamente credibili nel comunicarci i loro mondi interiori di adolescenti inquieti, senza i consueti stereotipi ormai triti e ritriti tipo "i Cesaroni", o le varie "Scuole", proposte dal cinema e dalla televisione in tutte le salse. Un film positivo e di speranza, senza la solita cupezza metropolitana tipica delle grandi città italiane; forse il regista, aiutato dall'ambientazione in provincia, vuole dirci che gli adolescenti non sono destinati per forza a morire negli incidenti stradali o di pasticche dopo un Rave-party, magari ci si può salvare, grazie all'amicizia, all'arte, alla musica, (bellissime in questo senso le musiche del film del compositore Alessandro Esseno, mai invadenti e sempre al servizio della commozione che inevitabilmente alla fine ci raggiunge).

Un opera prima di un regista totalmente fuori dagli schemi e dai conformismi, che vede la partecipazione di due vecchi leoni come Franco Nero e Ugo Pagliai, calati nei ruoli di due insegnanti "davvero" vicini ai loro studenti forse più dei loro genitori, e un cammeo finale di Mogol, altro grande conoscitore del mondo adolescenziale di almeno tre generazioni. Un film che riesce a comunicare delle emozioni autentiche, senza effetti speciali da milioni di dollari o trame improbabili, certamente da vedere, con la curiosità di stimolare i pareri di altri studenti e magari perchè no, dei loro genitori.

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