Può una partita a scacchi portare al suicidio? Pare di sì, come possiamo leggere da questo breve, ma molto gradevole romanzo scritto da Paolo Maurensig nel 1993.
Kasparov diceva che gli scacchi sono uno degli sport più violenti al mondo, difficile a credersi, a meno che uno scatto d'ira porti a conficcare un alfiere nell'occhio di chi ti sta davanti, nessuno mai riterrebbe possibile e veritiera tale affermazione. In questo piccolo gioiello, l'autore riesce a dare una chiave di lettura plausibile all'asserzione del campione russo, e lo fa raccontandoci una storia a ritroso, partendo dalla fine, mischiando romanzo, aspetti psicologici, storia, thriller e giallo velato di una patina di mistero, che mai si dissolverà completamente, il tutto incentrato sul complicatissimo gioco degli scacchi.
Un ricco uomo d'affari, Dieter Frisch, viene trovato morto nella sua villa, ucciso da un colpo esploso proprio dalla sua pistola, quindi verrebbe da pensare a una vendetta, un regolamento di conti magari, invece c'é un particolare che non convince gli investigatori: una scacchiera fatta da pezzi di stoffa bianchi e neri cuciti insieme e delle pedine fatte con bottoni di varia grandezza, sulle quali sono incise le iniziali di ciascun pezzo del gioco. Non si capisce il perchè di quel cencio, poiché Frisch era un "Maestro" riconosciuto a livello internazionale e direttore di una nota rivista sul gioco degli scacchi, quindi avrebbe potuto giocare su scacchiere molto più pregiate di quella, tra l'altro non di sua proprietà. Cosa molto più strana, sul "terreno di gioco" era rappresentata una mossa particolare, a cui l'uomo aveva dedicato svariati artiicoli sulla sua rivista, la "variante del nero" lui la chiamava, ma molto più nota come "La variante di Luneburg".
Da qui l'autore ci riporta indietro nel tempo, al viaggio sul rapido Berlino-Vienna, dove ogni venerdì potevi trovare il Sig. Frisch e il fido assistente Baum intenti a sfidarsi al nobile gioco, noncuranti di tutto ciò che accadeva loro intorno, fino a quando un giovane entra nello scompartimento e inizia a studiare la disposizione delle pedine, notando proprio che Frisch aveva adottato, ai danni del povero Baum, una nota variante, "la variante del nero", mossa che, come sottolineato anche dal nuovo arrivato, presenza "disturbante" e non molto gradita dai due all'inizio, sicuramente lo porterà a sconfitta certa, se non condotta correttamente.
Incuriosito per la puntualizzazione del giovane, Frisch si fa via via più curioso e inizia a far domande allo sconosciuto, tal Hans Mayer, giocatore professionista anche lui, ma non più esercitante da vario tempo. Così Hans inizia a raccontare la sua storia, fatta di una passione viscerale per il gioco degli scacchi, che l'hanno portato prima ad un'ascesa repentina, guidata da un altro campione, Tabori, conosciuto in un circolo (o forse meglio dire "bettola") di scacchi, il "Der Rote Engel", che istruì Mayer con tutte le tecniche da lui conosciute, poi ad un declino psicologico inarrestabile, complice anche la sparizione del suo maestro nel momento di maggior bisogno.
Tabori era un campione di scacchi, di quelli con il "marchio a fuoco" indelebile stampato in mezzo alla fronte, e aveva perso per un soffio (o, per meglio dire, "sabotaggio") la partita più importante della sua carriera, contro un ufficiale delle S.S. in ascesa. Da lì i poi interviene la componente storica, che ci riporta agli atroci orrori dei campi di sterminio nazisti, a cui Tabori, essendo di origine ebraica, non scampò. Proprio in quel tetro luogo ritrovò l'ufficiale nazista che, non trovando avversari alla sua portata, lo volle assolutamente come sfidante, risparmiandolo da una orrenda fine e mettendo una macabra posta in gioco: vite umane. Le dispute tra i due andranno avanti fino alla "liberazione" del campo da parte dei Russi.
Il racconto del giovane Hans segnerà profondamente la coscienza di Frisch e sarà determinante per il gesto estremo del facoltoso imprenditore. Mayer può essere visto come un appuntamento con il destino, a cui nessuno può sfuggire, nemmeno cambiando identità, modi di vita, e celandosi dietro un'agiatezza e rispettabilità impeccabili e inattaccabili.
Romanzo che scorre liscio dalla prima all'ultima pagina, catturando l'attenzione e soprattutto la curiosità del lettore, alternando e riuscendo a legare molto bene i vari racconti delle vite di ognuno dei protagonisti senza che la storia si perda o rischi di annoiare, complice anche la breve durata dello scritto, la narrazione a "ritroso" e il fatto che non sia sempre il solito "investigatore" a spiegare un delitto, ma proprio i personaggi principali.
Consigliato vivamente a chi non ha molto tempo per leggere, ma cerca un prodotto di qualità racchiuso in poche pagine.
Carico i commenti... con calma