PAOLO NUTINI ti arriva dal nulla, con prepotenza, con la super hit "new shoes" che invade il mondo, e una faccia da ragazzino viziato, belloccio al punto giusto, assai sicuro di sé. Poi scopri che l'altroieri aveva undici anni e rizzi le orecchie, soprattutto quando capisci che non è uno da boyband, e che se le compone e se le suona lui. Allora compri il cd e ti accorgi che non sei davanti al meneguzzi di turno, ma a un grande talento destinato a fare grandi cose. Il CD di per sé non cambia la storia della musica, ma se il buon giorno si vede dal mattino...

Ma passiamo al resoconto dei brani:

Jenny don't be hasty (voto 7): La prima canzone del primo album deve essere per forza fighissima. E in questo caso direi che ci siamo abbastanza. Pollice in giù per la scelta della chitarrina iniziale, suono trito e ritrito, ma il pezzo è accattivante e prende subito. Chiunque altro avrebbe rimandato il primo ritornello dopo la seconda strofa, e invece qui arriva subito e chiarisce immediatamente un concetto: Paolino trova melodie facili e orecchiabili con la stessa facilità e frequenza con cui Bono benedice la folla ai suoi concerti. Il brano parla di un ragazzino che non ci sta alle limitazioni dell'età... e direi che calza in pieno.

Last Request (voto 8): l'inizio forse troppo malinconico inganna. La canzone, un lento trascinante e ben strutturato, appena prende piede ti obbliga a dondolare la testa e mostra talento da vendere, soprattutto in fase compositiva.

Rewind (voto 6): L'arrangiamento sembra pensato per esaltare le doti vocali del cantante, che dimostra di riempire bene la traccia e renderla interessante anche con strumenti appena accennati e veramente elementari. Strofa senza infamia ne lode, mentre il ritornello, anche qui, è il pezzo forte. Trascinante a dir poco.. e non è di certo poco!

Million faces (voto 5): è praticamente solo cantata, tra falsetti, soffiati e incisi di potenza sapientemente dosata. Qui il ritornello lo attendi con ansia, e quando arriva non delude, sostenuto da un hammond di classe. Il brano, comunque, nel complesso è un po' leggerino, nonostante gli archi che da metà canzone in poi provano a dare sostanza. Poca fantasia nel finale.

These streets (voto 7): Solito format dei primi brani, per atmosfera, leggerezza strumentale e prestazione vocale. Qui il ritornello è di quelli che rimangono in testa davvero, reso davvero incisivo da un crescendo della strofa; è di quelli che al palasport si canta tutti assieme anche senza accompagnamento, magari con l'accendino in mano. Una vera perla.

New Shoes (voto 9): Ed ecco la hit. Ci voleva, per non cadere nella monotonia, e arrivati alla traccia numero sei un po' il rischio c'era... questo pezzo è talmente da hit che sono certo che molti lo criticano come leggero o troppo commerciale. Eppure ha tutto ciò che deve avere, e tira e attira come pochi altri. Testo superficiale come è giusto che sia, ottima scelta del sound, un po' rock&roll e un po' folk, quasi country per certe sonorità. Dieci e lode all'esecuzione vocale, da rock star consumata. La melodia è accattivante da fare invidia, e nel complesso la canzone ti scappa via da dare l'impressione che duri troppo poco. Se avessimo ancora le musicassette questa traccia sarebbe la prima a smagnetizzarsi per eccessivo utilizzo. Pollice in sù.

White lies (voto 5): non tutte le ciambelle riescono col buco. Deboluccia, soprattutto nella stonatura voluta che fa da link ai pezzi strumentali, ma la melodia è buona anche qui.

Loving you (voto 5): meno riuscita di altre, mostra l'ormai assodato talento vocale e compositivo. Sbiadita rispetto alle precedenti. Riempitivo.

Autumn (voto 4\5):  Bravo Paolo, canti bene, ormai si è capito. Ma sai anche annoiare. Forse questa può piacere ai romanticoni, ma a me no. Torno alla traccia 6 per perdonarti.

Alloway grove (voto 7): Ci voleva una spruzzata di vitalità, giunti a questo punto, ed eccola con questo brano veloce, molto folk, molto allegro, molto ben strutturato, che non può non piacere. Un po' scontato il ritornello in questo caso (il "lalla lalla là" ormai ha fatto il suo tempo), ma visti i precedenti ci può anche stare. Quando tacciono gli strumenti (o quasi), sale in cattedra la voce, ed è magia. Peccato per il finale, si poteva fare meglio.

Il disco, nel complesso, è godibilissimo, nonostante un produzione leggera leggera, quasi amatoriale. La voce di Paolo è il punto forte, ed emerge in maniera netta. Cantautore vero, con la palle, come non se ne vedevano da un po'.

DAL VIVO: Ho visto Paolo Nutini in concerto recentemente. Dopo averlo seguito in tv e via internet, avevo il dubbio che si prendesse un po' troppo sul serio, ed ero sospettoso perché non amo chi dal vivo modifica troppo le linee vocali, che poi qui sono le specialità di casa. A tratti, chiudendo gli occhi, mi è sembrato di sentir cantare un settantenne che "ciancica" la voce a causa della dentiera... ma questo è stato l'unico punto debole. Per il resto livello altissimo, da tutti i punti di vista e lui, il protagonista assoluto, che vestiva una canottierina che io non metterei nemmeno per lavare la macchina chiuso in garage, non si atteggia da bravo cantante... E' un bravo cantante, eccome! Un grande professionista, un grande talento, che consiglio di seguire a tutti gli amanti del cantautorato oltremanica.

Il finale, con un "Caruso" cantato chitarra e voce per celebrare le origine italiane, mi ha fatto rizzare i peli sulle braccia. Minchia che voce!

Rock on!

Vito

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