Il disco di cui sto per parlare è stato per la band in questione, i Paradise Lost, non un disco "normale", ma bensì il disco che ha creato la spaccatura tra i fans ed il punto di svolta fondamentale della loro carriera. Dopo L'enorme successo riscosso con il capolavoro Draconian Times i Paradise Lost mutano di nuovo pelle e pubblicano nell'estate 1997 "One Second".

Il disco destò subito moltissime polemiche. I fan della band si divisero in due fazioni. I seguaci più ortodossi mossero accuse di commercializzazione, quelli più aperti invece apprezzarono il cambiamento continuo nel sound della band. Infatti il problema di questo disco è quello di essere il capitolo che segna l'allontanamento dal Metal da parte del gruppo di Halifax, Metal che riappare in qualche brano qua e là ma nulla più. Il sound si fa più morbido e l'aggressività diminuisce drasticamente rispetto al disco precedente. Le chitarre cedono parte del loro spazio che va a favore di influenze elettroniche e synth-pop.
Questa è sostanzialmente la grande novità di questo "One Second". Per la prima volta i Paradise Lost ricorrono all'eletrronica e alle influenze dark, scelta che verrà mantenuta e si evolverà forse anche troppo nei dischi successivi. Il risultato è tuttavia un Metal/Rock molto Dark tutt'altro che deprecabile. Ciò che rimane in evidenza è infatti la capacità della band di scrivere pezzi molto orecchiabili, ma non scontati o banali.

La carta vincente di questo disco è il massiccio uso di ritornelli melodici (azzeccati alla grande dal singer Nick Holmes, che rinuncia ad usare la sua voce in modo più aggressivo) e di facile ascolto. Ne è prova ad esempio l'iniziale title-track toccante ballata elettronica che mantiene viva la tradizionale vena malinconica del gruppo. I pezzi sono vari, coinvolgenti e in alcuni casi addirittura esaltati, vedasi "Say Just Words" trascinante pezzo Metal dal ritonrnello anthemico, o l'inquietante "Blood Of Another". Il disco ha comunque i suoi punti deboli che stanno forse nell'essere in alcuni passaggi troppo edulcorato e melodico, passaggi che se sono belli al primo ascolto alla lunga mostrano qualche pecca evidente.

Un album in sostanza sfortunato, che soffre tantissimo il confronto con il precedente Draconian Times (disco di caratura nettamente superiore) e che all'epoca destò troppe divisioni, troppe polemiche per essere giudicato con occhio obbiettivo, ma che comunque ha segnato un passo importante nel panorama Gothic grazie alla qualità di un pugno di canzoni che tuttora hanno influenza sui gruppi attuali della scena.

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