Ricordo benissimo quando uscirono i primi due dischi dei Paradox, dal momento che li acquistai in "presa diretta", e mi riferisco a "Product Of Imagination" del 1987 ed "Heresy" del 1989, entrambi pubblicati dalla Roadracer Records (storica sussidiaria della Roadrunner Records). Furono due esempi perfetti di thrash metal (al limitare dello speed) di evidente matrice europea, ma capace di guardare oltre oceano, a quella che era la scena della Bay Area statunitense, che esercitò sicura influenza sulla scrittura della band del cantante e chitarrista Charly Steinhauer. Che dopo un inizio importante sia seguito un periodo di lungo silenzio (si deve infatti arrivare al 2000 prima che veda la luce il terzo album, "Collision Course") è uno di quei casi che il mondo discografico spesso ci regala. Ma occorre evidenziare come la scarsa prolificità (altri otto anni sono trascorsi, pur se questa volta i motivi sono molto gravi) è sempre stata accompagnata da una elevata qualità della proposta musicale. Non sfugge alla regola neppure il nuovo "Electrify", opera di heavy metal ad ampio respiro, oltre che fondamentalmente melodico, dove tale peculiarità non deriva da una banale orecchiabilità, ma dalla scelta di apprezzabili soluzioni strumentali. Se da un lato è chiaro che rimangono inamovibili le radici thrash, dall'altro non è possibile non evidenziare come la scrittura si sia ulteriormente impreziosita di elementi diversi, il metal americano tradizionale, ma al passo con i tempi (quello dei Nevermore per capirci) da un lato e il power più legato alla scuola tedesca del genere dall'altro. Un sound aggressivo e un lavoro di produzione e mixaggio perfetto (a cui ha contribuito Jacob Hansen) non fanno altro che imprimere il sigillo di garanzia.

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