"Brand New Eyes" è il terzo album in studio della band che piu di tutti nell'ultimo periodo sta dividendo la critica di mezzo mondo. Stiamo parlando dei Paramore, il gruppo americano della frontgirl dalla chioma rosso fuoco Hayley Williams che dopo il successo internazionale di "Riot!" (2007) si è stabilmente inserita tra le band idolo dei tennager, sebbene la loro fama in Italia sia ancora distante anni luce dai piu acclamati Tokio Hotel o Avril Lavigne. Tutto ciò non è un caso, perchè i Paramore hanno dimostrato di essere nettamente superiori in termini di qualità rispetto ai sporacitati, ed è risaputo che spesso negli ultimi anni le capacità artistiche e la popolarità stanno viaggiando su binari opposti (vedi anche Jonas Brithers, Marco Carta, Dari e Finley). Ai Paramore il compito di smentire l'equazione "grande successo fra i tenn = scarsa attitudine musicale".
Vi anticipo subito che ci sono riusciti alla grande. A costo di perdere gran parte della popolarità guadagnata finora a colpi di singoli e video che strizzavano l'occhio a questo tipo di pubblico, la band si lascia alle spalle le sonorità ruffiane che avevano contraddistinto il lavoro precedente, per dare alla luce quello che è forse il loro lavoro migliore, ma sicuramenteil più maturo. Ho detto "forse" perche lasciando stare "Riot!" su cui già mi sono espresso, c'è da dire che i Paramore avevano gia dato una grande prova delle loro capacità nel 2005 con il disco d'esordio "All We Know is Falling" che aveva sorpreso i pochi che lo avevano ascoltato sia per le grandissime doti vocali, compositive e interpretative di un appena 17enne Hayley, sia per le melodie mai banali o fuori luogo. Il tutto era però ancora abbastanza grezzo e completamente improntato sulla profondissima emotività della giovanissima vocalist che iniziava a sentire le pressioni della vita e le ferite di un cuore pronto all'esplosione.
"Brand New Eyes" ripropone quello che di buono ci avevano già lasciato, riproponendolo in una nuova prospettiva, con nuovi occhi appunto. Il nuovo approccio alla vita è evidente fin da subito in "Careful" e "Ignorance", due pezzi dal rock pesante. La ragazza impotente nei confronti delle difficoltà dell'esistenza è ormai cresciuta e diventata più forte, al punto di voler passare al contrattaco ("the truth never set me free so, I'll do it myself"). Una mentalità completamente nuova che non trova tempo per rimpianti ("Feeling Sorry") e dimostra come la cantante abbia imparato a non cadere più nelle trappole della vita. In questa nuova prospettiva anche l'amore sembra non essre soltanto fonte di sofferenza. "The Only Exception" è una ballata che lascia incantati, immobili, di fronte a parole tanto semplici quanto estremamente efficaci ("i promised I'd never sing of love If it does not exist, but you, are, the only exception"), cantate con una dolcezza sincera e spontanea che non ha bisogno di essere urlata: la frase che da il titolo alla canzone viene quasi sussurrata fino all'infinito senza mai stancare. La maturazione è completa e lo si vede anche nelle melodie spiazzanti che giocano sul contrasto tra le strofe e il ritornello. "Where the lines overlap" è un innno alla gioia di vivere "(no one is as lucky as us", "I've never been happier") anche se dal punto di vista melodico non aggiunge niente di nuovo.
L'album si chiude con due bellissimi pezzi, questa volta molto malinconici come a voler smentire quello che è stato detto fino ad ora. "Misguided Ghosts" è una canzone acustica che ci riporta, con un bellissimo arpgeggio, alla sensazione di smarrimento e di solitudine dei primi Paramore, ancora sconfortati da come tutto debba prima o poi finire ("and we just go in circles"). "All I Wanted" è la ciliegina sulla torta, una via di mezzo tra la malinconia del brano precedente e la dolcezza unica di "The only exception". La voce e l'interpretazione di Hayley qui fanno la differenza: l'inizio è lento ma cresce via via d'intensità culminando con un urlo disperato che non si sa da quale universo provenga. Forse dal paradiso.
E' evidente che i Paramore non sono un semplice fenomeno teen come si tende a pensare, ma dopotutto anche loro non avevano fatto un granchè per dimostrare il contrario. "Riot!" era un disco votato al mainstream che, a parte qualche pezzo non aveva molto da dire, ma si sà, anche gli artisti piu blasonati non sempre riescono a dare il meglio di se. Con "Brand New Eyes" i Paramore hanno saputo ritrovare la strada della musica con la "M" maiuscola, quella che viene fuori dall'anima e non dal portafoglio.
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