Ho un po' di tensione a scrivere una recensione per questo album. Sarà che adoro la band, ma i Parkway Drive rischiavano davvero grosso con questa nuova release. Due dischi già diventati dei classici, un DVD di notevole successo, tour sold out in tutto il globo... non male per un gruppo che una volta al massimo apriva i concerti ai I Killed The Prom Queen. Sbagliare il fatidico terzo disco poteva significare perdere in un attimo tutto ciò, e non sarebbero nemmeno stati i primi a compiere un tale, vertiginoso capitombolo, vedi i canadesi Despised Icon: un debutto interessante ("The Healing Process"), un secondo album al top (il micidiale "The Ills of Modern Men"), un terzo disco imbarazzante ("Day of Mourning", schifezza a dir poco), il che ha significato perdita di credibilità, ascoltatori, guadagni, e indovinate un po'? I Despised Icon si stanno sciogliendo proprio adesso... Insomma, proprio una bella responsabilità.

Sarà per questo che di punto in bianco mi ritrovo il combo australiano in vena di cambiamenti e di sperimentazione, pronti per un nuovo album e intenti ad abbandonare il fautore del loro successo internazionale per un altro produttore di grosso calibro, ossia Joe "Evil" Barresi, un artista da un'esperienza decisamente invidiabile (Tool, Queens Of The Stone Age, Melvins, Coheed And Cambria...). Eh si, ascoltando questo nuovo disco, il tanto atteso "Deep Blue" (trattasi di un simil- concept sulla perdita d'identità), ciò che balza subito all'attenzione è proprio la differenza con il suo illustre predecessore: un suono meno ovattato e "digitale", nudo e crudo quasi fosse un disco di Rick Rubin, E se i testi rappresentano un netto passo in avanti, riprendendo le tematiche esistenziali che avevano caratterizzato le migliori tracce di Horizons, la controparte musicale ha causato non poche perplessità. Una su tutte, il nuovo singolo "Sleepwalker", hit quasi Crossover con un riff scippato a "The Glass Prison" dei Dream Theater, rappresenta perfettamente l'anima duplice di questo disco: ascoltarla è come scoprire la masturbazione; prima ne rimani sorpreso, poi ne hai paura, poi ti ci abitui, ed infine non ne puoi fare a meno. Sembrerà un paragone azzardato, ma ascoltare "Deep Blue" è come scoprire la masturbazione.

Tutto il disco è un pendolo che oscilla tra momenti di ispirazione massima, come le micidiali "Unrest", "Deadweight", "Deliver Me", ed episodi interessanti assai lontani dal sound classico dei primi 2 album, come appunto "Sleepwalker", e ben poche canzoni mal riuscite, una su tutte, la rivisitazione di una traccia già presente su "Don't Close Your Eyes", prima chiamatasi "Hollow Man" e qui semplicemente "Hollow", che vede la collaborazione del cantante dei The Warriors. Ma attenzione, se avete amato alla follia le sonorità di KWAS e Horizons e siete legati di più a certi immobilismi stilistici, della serie, dozzine di album tutti uguali, troverete in "Deep Blue" un buon motivo per sputtanare il gruppo. Troppo diverso, troppo nuovo, troppo "punk", non sono pochi i die hard fan che sono rimasti di stucco ascoltando questo nuovo parto, magari aspettandosi dopo ben 3 anni di attesa semplicemente un "Horizons 2". E un po' com'è stato per "Untouchables" dei Korn o "Vol. 3" degli Slipknot, per non parlare dei vari "Black Album", "Risk" e compagnia bella, "Deep Blue" rappresenta un'intenso spartiacque tra il passato recente del gruppo e un inedito futuro che sembra possa portare numerose altre sorprese.

Personalmente aggiungerei una stella in più mentre se voi siete tra quelli che canticchiano ancora "There's blood in the water", non affrettate all'ascolto e toglietene pure una senza paura.

Carico i commenti...  con calma