Martyrs è uno dei più famosi film del filone cosiddetto torture porn francese, che nel decennio scorso ebbe molto successo tra addetti ed appassionati. Questo in particolare, è un film che ha scioccato molti, e a tutti gli effetti è però molto più che un semplice torture.
Per parlare di un film tanto controverso, mi viene però, prima, di riportare una importante riflessione di René Girard riguardo a La Passione di Cristo di Mel Gibson. Ma tale riflessione, a mio modo di vedere, ben si adatta anche a un film come Martyrs:
"Per trasporre cinematograficamente la Passione e la Crocifissione, è abbastanza ovvio che fare delle semplici menzioni di carattere testuale sull'agonia di Cristo non possa bastare. Questa agonia, queste sofferenze devono essere rappresentate. Nella tragedia greca era proibito rappresentare direttamente la morte dell'eroe; era compito di un messaggero annunciare al pubblico l'esito di un evento che veniva lasciato trapelare appena. Il cinema non concede la possibilità di evitare l'essenziale. Omettere la flagellazione o la crocifissione, per esempio, significherebbe chiudere gli occhi nel momento più cruciale e importante. Questi dettagli orribili devono essere rappresentati come se fossimo lì. Ci dobbiamo indignare se il risultato non è esattamente un quadro preraffaelita?"
Ecco. Martyrs è l'esperienza malsana e disturbante per eccellenza, e porta anche a riflettere nuovamente sui limiti (teorici ed eventuali) del mostrabile e del rappresentabile. Ma la violenza di Laugier non è mai gratuita proprio per questo motivo: nel momento in cui vuoi rappresentare qualcosa di così forte come il martirio di un essere umano, non puoi limitarti a suggerire per arrivare a trasmettere quel che vuoi trasmettere. Ma mai il film si mostra morboso indugiando superficialmente sui dettagli più scabrosi della vicenda, lasciandosi andare ad un banale voyeurismo. Tutto è, invece, calibrato e studiato al massimo, e lo sguardo di Laugier è piuttosto volto proprio verso questo tipo di ardita esperienza poetica: mostrare la trascendenza del e nel dolore, uscire dal proprio corpo come difesa ultima ed estrema contro la sofferenza, oltre alla riflessione, centrale e finale, sulla atavica ossessione dell'umanità verso l'aldilà. Ma il mistero resterà sempre irrisolvibile o comunque mai rivelabile.
Martyrs è un'opera profonda e complessa, estrema e scioccante, sconvolgente ma anche catartica, in quanto esorcizza l'orrore più puro e radicale, e pochi altri film, dopo questo, potranno disturbare allo stesso modo. La consapevolezza dello spettatore ne uscirà modificata fortemente. Martyrs è un film-esperienza.
Eppure ogni domanda rimane irrisolta, ogni questione insoluta, nessuna risposta viene offerta. E questa, senz'altro, è la dote delle opere d'arte autentiche.
Film fondamentale sotto ogni aspetto.
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