Perchè Dream Box? Cosa c'è in questa scatola dei sogni?
Nel corso degli anni, durante gli infiniti tour mondiali, nelle stanze degli hotel dove Pat trascorreva lunghe notti, spesso insonni, a volte senza nemmeno ricordarsi dove fosse, impugnava la chitarra e strimpellava, le dita seguivano lo scorrere delle emozioni, macchiate di nostalgia, ricordi, corsi e ricorsi, stilemi, giri di note confortanti e sconfortanti, frammenti.
Lui lo ha presentato così: tracce scarne registrate grossolanamente sul suo portatile, quasi tutta roba notturna, intestina, incompleta, bozze o scarabocchi, saette, reminescenze, illuminazioni improvvise, più per farsi compagnia che per comporre, riprese e adattate, preparate per una incisione. Ogni buono spunto ha deciso di trasformarlo in un brano. Ne sono usciti dieci. Ne è uscito Dream Box.
La prima sensazione all'ascolto è quasi sconfortante, pare di seguire un nonnino che annoiato muove le dita a caso sulle corde in attesa che esca qualcosa di sensato. Viene tristezza a pensare ai fasti del passato, alle lontane commistioni fusion, alle sperimentazioni del Group, alle contaminazioni, le alchimie coi grandissimi e i meno grandi, le vibranti percussioni. Un altro album da solista, vien da dire, non entusiasmante come d'altronde non lo era stato "One quiet night". Si vede che non aveva tanta voglia si sbattersi, che ha frugato nel bidone delle idee. Oppure no?
Se conoscete Pat, lo ritroverete. Magari non subito, ma lo ritroverete. Nella sua immensità. Il Pat più puro mai sentito, che ripercorre se stesso e lo eleva all'ennesima potenza. Era dai tempi di "The Way Up" che non si sentiva così tanta sostanza. Le chiavi melodiche dei brani non sono immediate, ma arrivano, spaccano in due, aprono il cuore, ti fanno fare un viaggio di quarant'anni andata e ritorno, eppure è tutto così semplice, pulito, armonico. Tutt'altro che una serie di "scarti" o frammenti riassemblati.
Impressionante, almeno per me, che seguo Pat da sempre, come questo lavoro ti conquisti nota dopo nota. Tracce come PC of Belgium o Ole & Gard hanno una struttura imperiosa e saporitissima, Never was Love e I Fall in Love too Easily si distinguono per la raffinata delicatezza. E a questo punto arriva il sorriso, si pensa persino che non poteva fare di meglio, che il tempo delle sperimentazioni e l'inserimento di musicisti giovani e virtuosi, ma un po' acerbi, è per fortuna finito (negli ultimi lavori in effetti non era andata benissimo) e che il caro Lyle Mays non tornerà più, ma l'anima di un grandissimo è ancora lì, viva e potentissima, e si esprime con superba leggiadria.
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