Dopo l'esordio non proprio felice a Sanremo due anni fa, Patrizia Laquidara è riuscita a confezionare un buon album. Chi l'avrebbe mai detto? E' un quadro folk melodico e nostalgico che si presenta all'ascolto, intriso di amore, sentimento e "saudade" portoghese, alla cui tradizione musicale rimandano molti pezzi.
"Mi cucio da sola gli strappi e i raggiri" sussurra in "Mielato", il pezzo di apertura: si capisce subito che questo è il Suo disco, dove protagoniste quasi assolute sono lei e la sua voce potente e calda.

In "Indirizzo Portoghese" una canzone sfuma nell'altra, tra chitarre singhiozzanti e impercettibili atmosfere elettroniche, senza mai cadere nel banale, viaggiando su binari di ottimi testi e arrangiamenti curatissimi, soprattutto per gli archi ("Lividi e Fiori"). Insomma senza che l'ascoltatore se ne renda conto il disco giunge velocemente al suo compimento, alla gemma finale di questa opera: una "Cu Cu Rru Cu Cu' Paloma" degna delle migliori interpretazioni italiane odierne.

E' un disco che senz'altro riserva molte sorprese, non convenzionale, piacevole. Da ascoltare.

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